Sicuramente è una delle notizie più battute della settimana appena trascorsa ed è altrettanto sicuro che se ne continuerà a parlare ancora per molto tempo. L’APE, la pensione anticipata che il Governo di fatto ha lanciato per venire incontro alle richieste di uscita anticipata dal lavoro di molti lavoratori è un incrocio tra una misura assistenzialistica ed una pensionistica. Infatti sembra che serva soprattutto a coloro che senza lavoro e con la pensione spostata in avanti per via degli inasprimenti della Fornero, si trova senza reddito per diversi anni.
Ecco perché si è scelto di utilizzare la formula del prestito bancario, perché probabilmente avrà discreto appeal per soggetti in difficoltà. Vediamo alcune simulazioni di assegno che percepiranno coloro che sceglieranno la via anticipata ed il prestito da restituire.
Per chi è in difficoltà sacrificio accettabile?
La prima fase di quello che a tutti gli effetti è un provvedimento sperimentale prevede che l’accesso all’APE riguardi i nati tra il 1951 ed il 1953. Se tutto andrà in porto con la prossima Legge di Stabilità che entrerà in vigore dal 1° gennaio prossimo, l’APE entrerà nel sistema previdenziale nostrano, saranno questi soggetti a poter accedere all’anticipo pensionistico. Le stime dicono che si tratta di una potenziale platea tra i 30mila ed i 40mila lavoratori.
Come funziona l’APE ormai è cosa nota, cioè con la pensione erogata dall’Inps, finanziata da una Banca, assicurata da una Compagnia e con il pensionato su cui graverà l’onere di restituirla, probabilmente con interessi che non si sa bene ancora come verranno calcolati.
Immaginiamo che soggetti che si trovano a meno di 3 anni dai 66 anni e 7 mesi che la Fornero ha previsto per l’accesso alla pensione dal punto di vista anagrafico, ed i nati tra il 1951 ed il 1953, anche se desiderosi di andare in pensione, difficilmente accetteranno uno sconto così esiguo se rapportato al sacrificio richiesto in termini di assegno.
Sacrificio è la parola esatta, perché per andare in pensione 3 anni prima (anticipo massimo concesso), bisognerà mettere in conto un taglio di assegno futuro, cioè la rata del prestito da restituire, che accompagnerà questi pensionati per 20 anni, fino agli 87 anni, cioè oltre la soglia dell’aspettativa di vita per molti. Diverso il discorso per i senza lavoro e senza pensione, ai quali, probabilmente, il sacrificio a fronte di una fonte di reddito che oggi non hanno, può essere anche accettabile.
Ecco le cifre su ciò che si percepirà di pensione
Che le banche non lavorino gratis, cioè che non prestino soldi senza un tornaconto è scontato. L’entità degli interessi però ancora non si sa bene quale sarà, così come le probabili detrazioni fiscali concesse che dovrebbero favorire le Pensioni più basse. C’è la vicenda degli incapienti da tenere bene a mente, cioè di quelli che avranno assegni talmente bassi ed ai quali le detrazioni non serviranno a niente. Viste le condizioni delle casse statali, immaginare che almeno gli interessi vengano assorbiti dallo Stato quando sarà il momento di rimborsare il debito è difficile.
Oggi sembra che si parli di un probabile interesse applicato all’anticipo di un 1,5 massimo 2%.
In base a queste proiezioni, possiamo dire che a un soggetto a cui spetteranno 13.000 euro di pensione all’anno, cioè 1.000 euro al mese nette, per i 20 anni successivi ai 66 e 7 mesi, toglieranno 66 euro di rata per un anno di anticipo, 133 per due anni e 200 euro per 3 anni . Bisognerà accettare di percepire a vita una pensione che da 1.000 euro scenderà ad 800. Una pensione di 800 euro nette al mese invece arriverebbe ad essere tagliata di 160 euro, lasciando 640 euro di assegno. Più alta la pensione, più anni di anticipo si richiedono, maggiore sarà il taglio. Dal Governo fanno sapere che non è una penalizzazione, ma solo il rateo da restituire. Il fatto però è che le pensioni degli italiani saranno tagliate per 20 anni e questo è fuori da ogni discussione.