Guardando alla soddisfazione del Governo, dei sindacati e di chiunque si è seduto al tavolo della discussione nell’incontro del 14 giugno sul tema previdenziale, sembra che gli unici a cui non vada giù la pensione in prestito che sta partorendo il Governo, siano i lavoratori. Dove sono finite le proposte di flessibilità delle opposizioni, di Damiano e di Boeri? Che fine faranno le proposte su esodati, usuranti e precoci? Il Presidente Damiano sembra non pienamente d’accordo con il Governo sul tema APE ed è tornato a proporre qualcosa che renda meno pesante questo provvedimento agli occhi dei lavoratori.

Troppo costose le altre vie per la flessibilità

Le proposte che sono state depositate fin dalla scorsa legislatura, tra le quali quella del Presidente della Commissione Lavoro della camera, Damiano, sono lì e sembra che lì resteranno. Il Governo, presentando la sua idea di flessibilità, la ormai tristemente arcinota APE, ha di fatto bloccato qualsiasi intervento che prendesse spunto da queste proposte. L’unica cosa che resta sul campo è il prestito pensionistico concesso tramite banche, da restituire una volta andati per davvero in pensione, sempre con le regole Fornero e pagando inevitabilmente interessi e spese assicurative.

Questa almeno sembra la base della proposta del Governo. I motivi per i quali, la quota 100 proposta da Damiano, la flessibilità opzionale con calcolo di assegno contributivo di Boeri, opzione donna estesa anche agli uomini di Rizzetto ed altre idee di flessibilità a spese dello Stato, sono state cestinate o quasi è sempre quello delle coperture.

Stesso discorso per quota 41, interventi sui lavori usuranti e tutte le altre tante e troppe problematiche previdenziali. Mancano i soldi per coprire finanziariamente qualsiasi intervento che preveda l’Inps come ente pagatore delle Pensioni anticipate e come finanziatore di queste pensioni. L’Italia così com’è adesso, tra necessità di bilancio e diktat europei, non può permettersi di concedere a sue spese la flessibilità in uscita, ma questa deve gravare sui lavoratori.

Come si può correggere il tiro?

A Boeri, il presidente dell’INPS, l’idea APE sembra piaccia dal momento che si è detto soddisfatto dell’apertura del Governo sul tema e del fatto che nel provvedimento l’INPS avrà un ruolo centrale, quello di pagatore e di tramite tra banche e pensionati sia per l’anticipo che per la restituzione del prestito.

Sulla stessa linea Damiano, anche se per lui qualcosa va cambiata. L’ente pagatore delle pensioni ed il carico economico delle pensioni deve essere in mano all’INPS, perché il Presidente, non è d’accordo con l’ingresso delle banche nel sistema previdenziale. Ma se l’unica via di uscita è questa, allora qualcosa si può fare per gravare di meno sui cittadini.

Infatti Damiano propone di azzerare tramite il sistema delle detrazioni fiscali, gli oneri finanziari del prestito, se non a tutti, almeno alle categorie più deboli. Sono gli invalidi, i disoccupati che hanno finito di percepire gli ammortizzatori sociali, i senza lavoro di lungo corso, i precoci e gli addetti a mansioni pesanti ed usuranti.

Per questi dovrebbe essere lo Stato a farsi carico di restituire il prestito ventennale previsto dall’APE e la dilazione renderebbe meno pesante l’uscita di danaro pubblico che è insopportabile oggi, ottenendo sicuramente parere favorevole dalla UE. Occasione giusta per discuterne sarà il prossimo incontro già fissato per il 23 giugno quando si tornerà a trattare su questo importante passaggio della previdenza sociale.