Mentre imperversa la discussione sulla flessibilità previdenziale, restano ancora in attesa di una risposta gli interrogativi dei pensionati in merito alle rivalutazioni dei propri assegni. Stiamo parlando del c.d. Decreto Poletti risalente allo scorso mese di luglio, quando il Governo è dovuto intervenire sulla incostituzionalità della misura relativa al blocco delle rivalutazioni per gli assegni superiore di tre volte la minima. La Corte Costituzionale si era infatti già espressa una volta in merito alla questione con la sentenza n. 70 del 2015, attraverso la quale è stato dichiarato illegittimo l'art.
24 (Comma 25) del Dl. 201/2011, che di fatto attuava il blocco delle rivalutazioni.
Come funziona la rivalutazione degli assegni secondo il decreto legge n. 65 del 2015
La soluzione alle richieste correttive della Consulta è stata trovata attraverso il Dl. 65/2015, che prevede la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici nella misura del 100% per importi fino a tre volte il trattamento minimo, nella misura del 40% per gli importi inferiori a quattro volte il minimo Inps, nella misura del 20% per i trattamenti superiori a quattro volte e pari o inferiori a cinque volte. Nella misura del 10% per i trattamenti superiori a cinque volte e pari o inferiori a sei volte il minimo Inps. Infine, per i trattamenti superiori a sei volte l'assegno minimo non è riconosciuta alcuna rivalutazione.
Adeguamenti Istat delle pensioni: la Corte Costituzionale si esprimerà a luglio
Stante la situazione appena descritta, il parere definitivo della Consulta al riguardo dovrebbe arrivare il prossimo 5 luglio 2016. In tale occasione si saprà finalmente se il Decreto Poletti risulta o meno in contrasto rispetto alla decisione già presa dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.
70/2015(citata in precedenza). Ricordiamo ai lettori che la questione non appare scontata visto che diversi tribunali italiani hanno già accolto i ricorsi dei lavoratori, mentre secondo gli stessi pensionati che hanno deciso di rivolgersi alla giustizia l'operato del Governo èin contrasto rispetto a quanto affermato lo scorso anno dai giudici costituzionali.
Resta assodato che il problema appare insidiosonon solo per i percettori degli assegni previdenziali, ma anche per l'esecutivo. Se la decisione della Consulta dovesse risultare contraria a quelladel Governosarebbe infatti necessario intervenirenuovamente sui meccanismi di adeguamentodellemensilità pensionistiche.
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