Per le modifiche al sistema pensionistico nostrano si dovrà attendere la manovra di autunno, la Legge di Stabilità che dovrebbe essere presentata ad ottobre. Molta attesa per molti lavoratori che chiedono correttivi alla Legge Fornero che ha così tanto allontanato la pensione agli italiani. Precoci, donne, esodati, lavori usuranti e così via, nessuna categoria è esclusa dall’attesa perché tutti sono stati vessati, anche se in modo diverso dalla Legge Fornero. Il Governo ha già preparato il primo passo, perché con l’APE, l’anticipo pensionistico, si inizia davvero a parlare di riforma della previdenza e di flessibilità in uscita.

Ma la novità rischia di far perdere di attenzione le altre problematiche del nostro sistema pensionistico.

Esodati, necessaria l’ottava salvaguardia

Il termine esodati è entrato nel vocabolario previdenziale dal 2011, proprio per via della riforma Fornero. Con esodato, si intende il soggetto che si trova oggi senza pensione e senza lavoro, nonostante si trovasse prima della riforma del Governo Monti, ad un passo dalla pensione. Con l’avvento della riforma Fornero, questi lavoratori che avevano già perso il lavoro e che prevedevano di andare presto in pensione, si sono visti spostare avanti i requisiti necessari per la stessa. In parole povere, la pensione gli si è allontanata di colpo e si sono trovati di colpo senza reddito.

La conferma che questo era un grave problema previdenziale, la hanno data i vari Governi successivi a quello di Monti e le varie Leggi di Stabilità. Infatti si è già provveduto a trovare scorciatoie e modi di agevolazione a questi soggetti, per farli andare in pensione senza aspettare i nuovi requisiti stabiliti dalla Fornero.

Parliamo delle Salvaguardie, che sono state già sette, ma che non coprono tutti i soggetti resi così dalle norme pensionistiche. Secondo Damiano per esempio, ci sarebbero da salvaguardare oltre 30mila esodati ancora senza tutela e per questo si spinge affinchè venga messa in campo l’ottava salvaguardia.

L’APE al posto della salvaguardia?

In questi giorni in cui gli incontri, le discussioni ed i summit a tema previdenziale non si contano, le indiscrezioni che trapelano dalle stanze delle trattative, allarmano questi poveri cittadini. L’APE, l’anticipo pensionistico sarà inserito nella prossima Legge di Stabilità. L’avvio di questa nuova misura pensionistica, sarà appannaggio di soggetti nati tra il 1951 ed il 1953 mentre si prevede di estenderla nei prossimi anni. Si tratta di concedere, anche se con un prestito da restituire per 20 anni con rate mensili a partire dai 66 anni e 7 mesi, la pensione in anticipo a partire dai 63 anni. Molti degli esodati di cui parliamo, cioè di quelli da salvaguardare attraverso l’ottavo intervento di salvataggio, rientrano proprio in quella fascia di età.

Per il Presidente della Commissione Lavoro della Camera Damiano, l’ottava salvaguardia andrebbe fatta prima della Legge di Stabilità, o almeno con un intervento a se stante, senza essere messo nel calderone della grande manovra finanziaria. Il motivo di questa fretta e di questa sottolineatura del Presidente potrebbe coprire un concreto rischio per gli esodati. Infatti, dalle indiscrezioni che trapelano, sembra che l’APE potrebbe addirittura sostituire l’ultima salvaguardia. Perché pensare ad un nuovo intervento per questi soggetti, intervento poi costoso per le casse dello Stato (così dicono, ma allora il Fondo per gli Esodati?), se con l’APE di fatto si da loro la possibilità di andare comunque in pensione subito?

Il problema però si presenta per la natura stessa dei due istituti e per le loro sostanziali differenze. Con la salvaguardia, questi ex lavoratori, potevano sperare di andare in pensione con le regole precedenti la Fornero, almeno grosso modo, quindi senza penalizzazioni. Con l’APE si tratterebbe di ottenere una pensione in prestito, con l’obbligo di restituirla e quindi di vedersela tagliare con le rate di debito.