La Buona Scuola ha creato una frattura all'interno dei docenti; residuali delle Gae e neo immessi in ruolo con le fasi B e C si fronteggiano con opinioni contrastanti e divergenti. Questa lacerazione del corpo docente si sta allargando ancora di più a causa del solito vizio italiano di adattare la realtà ai propri comodi. Fin qui la denuncia che i cosiddetti residuali fanno ai neo immessi in ruolo, rei di occupare posti destinati a chi non ha accettato le condizioni di Renzi per essere assunti. Parlano di beffa oltre al danno perchè con questa manovra di ritardare la presa di servizio costringeranno i 45mila resistenti tra i docenti delle Gae a rinunciare alle cattedre tanto attese.

Denunciano l'estrema incoerenza di tali scelte e li esortano a partire per il nord per evitare che tutto finisca in un ricorso "fratricida" in tribunale.

La lettera di un docente Gae alla Gazzetta del Mezzogiorno

I media sembrano dare voce e risalto soltanto alle proteste dei docenti contro i trasferimenti coatti della Buona Scuolanonostante ben conoscessero le regole della Legge 107. Per questa ragione un professore ha scritto al quotidiano pugliese una lettera nella quale rappresenta le doglianze dei residuali delle Gae che non hanno prodotto la domanda di assunzione. Li chiama “i deportati” (o nastrini rossi), quei colleghi che hanno accettato in piena libertà il ruolo ben sapendo che c'era il vincolo di permanenza di tre anni nella residenza settentrionale.

Adesso non possono pretendere di lamentarsi e di avere dalla loro parte l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica perchè non vogliono trasferirsi al nord.

Contro l'opportunismo italico del 'tengo famiglia'

A causa loro, scrive ancora il docente, i residuali delle Gae si sono visti defraudati dei loro posti di lavoro che erano stati messi illegittimamente a disposizione a maggio con l'emendamento Puglisi grazie al quale, in deroga al vincolo triennale, hanno potuto prendere posto con le assegnazioni provvisorie nelle scuole delle province di residenza originaria.

I sindacati tutelano solo i docenti di ruolo e del destino dei precari che non hanno uno stipendio garantito per mantenere le famiglie sembra non interessi a nessuno. Mistificazione e distorsione della realtà vanno combattute strillando la verità. Le vite professionali dei docentisono state profondamente sconvolte da questa legge iniqua. “Che partano per le scuole settentrionali così come sottoscritto accettando il ruolo!” la conclusione.