Arrivano importanti aggiornamentiin merito alle ipotesi sulle penalizzazioni che potrebbero essere applicate ai lavoratori in uscita tramite il nuovo meccanismo dell'anticipo pensionistico. In base alle ultime indiscrezioni in arrivodal Corriere della Sera, l'APE prevederàdue diversi scaglioni, a seconda dell'effettiva condizione vissuta dal lavoratore:
- (a.) una fascia di garanzia, con l'applicazione di una penalizzazione nulla o comunque calmierata;
- (b.) una fascia di flessibilità, nella quale il costo dell'operazione ricadrà a carico del pensionando.
Entrando nello specifico, all'interno della fascia (a.) saranno applicate delle penalizzazioni che partiranno dazero e potranno risultare al massimo del 2,9% per ogni anno di uscita anticipata dal lavoro.
In questo caso specifico, la penalizzazione massima per chi vorràuscire con tre anni di anticipo corrisponderà all'8,7%. La misura è infatti strutturata per aprire una finestra di 36 mesi, essendo quindi fruibiledai lavoratori compresi nella classe di nascita degli anni 1951 - 1953.
Pensioni anticipate e APE: le penalizzazioni per chi sceglierà in modo volontario l'uscita flessibile
Appare decisamente peggiorativo lo scenario ipotizzato per chi dovesse scegliere di uscire in modo volontario, ovvero come indicato nella fascia b. In questo caso le penalizzazioni potrebbero essere tra il 4,5% ed il 6,9%. Questo significa che nell'ipotesi peggiore si potrebbe arrivare ad una penalità complessiva del 20,7%, qualora si decida di sfruttare pienamente la finestra dei tre anni di anticipazione.
È chiaro che questa eventualitàpotrebbe apparire a molti come eccessivamente penalizzante, visto che di fatto il costo dell'operazione per il lavoratore sarebbe di un quinto del futuro assegno. Un'ipotesi che difficilmente potrebbe essere accettata, se non in presenza di redditi e assegni di importi elevati.
Riforma pensioni: sindacati in consultazione con Confindustria
Nel frattempo proseguono le contrattazioni delle parti sociali in merito all'Ape e alle altre tuteledi welfare allo studio. Sullo sfondo restano non solo le misure di welfare previdenziale, ma anche i sostegni per coloro che si trovano a vivere situazioni di disagio lavorativo.
Il prossimo giovedì è stato fissato un nuovo incontro tra la piattaforma sindacale (Cgil, Cisl, Uil) ed i vertici di Confindustria. L'obiettivo è di firmare un documento comune per un intervento in favore di circa 30mila lavoratori in stato di crisi, al fine di estendere al 2017 gli istituti di welfare (cassa integrazione in deroga e mobilità) previsti in scadenza per la fine dell'anno.
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