Una volta la classica punizione esemplare per sarebbe stato stare in piedi dietro la lavagna con il tradizionale cappello con le orecchie d’asino ma oggi, si sa, i tempi sono cambiati. Eppure i somari ci sono sempre e, strano ma vero, talvolta si tratta dall’altra parte della barricata, cioè dietro la cattedra. Professori o per lo meno aspiranti tali. Certo, a tutti può capitare nell’enfasi del discorso di dire “Romo e Remolo”, così come un insegnante può incitare i propri studenti ad alzare la voce perché il suo udito non va come dovrebbe: “oggi non ci sento, mi sono dimenticata gli occhiali”, frasi sulle quali bisognerebbe stendere un “pelo veloso”.
Sono questi alcuni dei lapsus nel libro e blog di Comix che ne racchiude un’intera collezione. Eppure all’indomani delle tantissime bocciature che hanno sollevato un caso nel Concorso Scuola (più della metà dei partecipanti bocciati), nella polemica generale quasi sono passati inosservati i veri e gravi strafalcioni di cui tantissimi aspiranti docenti di ruolo si sono resi protagonisti.
Concorso 2016: prove difficili ma anche prof somari
Tra prove che in alcuni casi si sono rivelate decisamente difficili (“un tentativo di decimazione più che un esame” ha commentato lo storico e giornalista Ernesto Galli della Loggia a proposito dei quesiti di storia) e una classe docente demotivata più che mai, dei 71.448 candidati agli scritti, solo 32.036 sono riusciti ad accedere allo step dell’orale, praticamente meno della metà.
Qualcuno accusa il concorso di essere stato “fatto apposta per bocciare”, qualcun altro lancia illazioni sul fatto che il maggior numero delle bocciature si sia verificato al nord, mentre al sud le selezioni sembrano essere state più morbide. Eppure, al di là di prove troppo selettive c’è chi non ha potuto far a meno di ravvisare “scarse capacità di comunicazione scritta” con gravi lacune di “pertinenza, chiarezza e sequenza logica” oltre a quelle relative alla capacità di redigere un testo in “modo organico e compiuto”, commenta Giovanni Vinciguerra, direttore della rivista Tuttoscuola.
Dal “peer touring” alla capitale della Svezia
Effettivamente, c’è da che riflettere quando in un concorso per i prof del domani ci si ritrova innanzi a compiti dove c’è chi scrive “cmq” al posto di comunque, “xke” al posto di perché e via dicendo, proprio come uno svogliato teenager. Massima comprensione, s’intenda, per la candidata che implorava l’assunzione perché “madre di famiglia con tre figli” che necessita del “posto fisso”, ma così si comprometterebbe il sacrosanto diritto degli studenti di avere per insegnanti il meglio del meglio piuttosto che un docente indecente che non sa cosa sia il “peer tutoring” (l’insegnamento della lingua straniera mediante dialoghi tra studente forte-debole) e lo confonde con “peer touring”, commettendo errori ortografici che un tempo avrebbero condotto solo a sonore bacchettate sulle dita.
Inutile prendersi in giro, al concorso scuola si è presentata anche tanta impreparazione, responsabile forse anche del ritardo delle correzioni vista l’ilarità che avrebbero potuto scatenare alcune risposte. Infatti c’è chi non si è salvato nemmeno nelle risposte chiuse che chiedevano di selezionare la capitale della Svezia tra Parigi, Stoccolma, Bogotà e Madrid, per non parlare delle risposte fantasiose alla domanda cosa fosse un compito autentico (vale a dire che abbia attinenza con cose reali e quotidiane, per nulla astratte) arrivando a scrivere che si tratti di “un compito fatto dall’alunno e non dal professore”. Si parla di casi certo, ma piuttosto significativi se si pensa che tutti i candidati sono in possesso dell’abilitazione all’insegnamento.