La riforma delle Pensioni sta per diventare realtà anche se non è una vera e propria rivoluzione. Infatti, usare il termine riforma sembra un eufemismo perché non si tratta di ribaltare il sistema pensionistico cancellando la Legge Fornero per predisporne un’altra. Si tratta di risolvere alcuni nodi del sistema previdenziale nostrano che anche la Legge Fornero ha contribuito a creare. Sul tema da registrare un’intervista al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Il testo integrale lo riporta l’edizione dell’8 agosto del quotidiano “Il Sole24Ore”, eccone gli spunti più salienti.
La vera urgenza è la flessibilità
Il Sottosegretario ha elencato i temi sui quali il Governo sta lavorando, temi che poi sono stati oggetto dei ripetuti incontri tra Governo (con Nannicini sempre presente) e sindacati. Nelle ultime ore, vuoi per i tempi ristretti con cui presentare la manovra finanziaria 2017 o vuoi per le difficoltà dell’Esecutivo a trovare coperture, prende campo l’ipotesi di spacchettare gli interventi in due tranche. Nella prossima Legge di Stabilità, che ricordiamo va presentata come sempre ad ottobre, probabilmente molte aspettative dei lavoratori saranno disattese. Nannicini ha spiegato come, per l’Esecutivo, la flessibilità in uscita sia l’intervento più urgente. Bisogna consentire ai lavoratori di poter scegliere quando lasciare il lavoro senza dover per forza attendere i 66 anni e 7 mesi, con 20 di contributi, previsti dall’attuale normativa, figlia della Fornero.
Ecco quindi che l’APE, la pensione anticipata prestata dalle banche, sarà sicuramente l’intervento campione nella nuova manovra finanziaria. Secondo Nannicini, essendo previsti 3 anni di anticipo opzionali, saranno interessati subito 350mila lavoratori. Si tratta di quelli nati nel 1951, 1952 e 1953. Il taglio di pensione che scaturirà da chi andrà in pensione, sarà scaglionato in base al lavoratore stesso.
Infatti, la penalizzazione, che poi è la rata di prestito da restituire ogni mese per 20 anni, sarà da un minimo del 3% fino ad un massimo del 15%. Il meccanismo delle detrazioni fiscali sarà l’arma usata per differenziare questo aspetto dell’APE. I lavoratori meritevoli di tutela e con pensioni basse, grazie alle detrazioni fiscali si vedranno quasi azzerare la penalizzazione, mentre per quelli con assegni più alti, l’onere della rata sarà completamente a loro carico.
Aspettativa di vita e contributivo puro
Altri aspetti toccati da Nannicini sono anche quelli relativi all’adeguamento dei requisiti alla speranza di vita.
Per esempio, sull’APE si pensa anche di concedere 3 anni e 7 mesi di anticipo, e proprio quei 7 mesi consentirebbero di sterilizzare l’aumento dell’età necessaria per la pensione di vecchiaia legata all’aspettativa di vita. Oltre all’APE, quasi certamente ci saranno interventi per precoci e usuranti, anche se ridotti. Il bonus contributivo per i lavoratori precoci, con contributi versati durante la minore età che aumenteranno di valore (il 50% in più), ma non la tanto agognata quota 41. Per gli usuranti invece si tratterà di cercare di inserire tra loro anche gli edili e i lavoratori in altezza. Nella Stabilità poi ci saranno gli interventi per rendere gratuite le ricongiunzioni. A 2017 inoltrato invece, quindi extra Legge di Bilancio, si dovrebbe trovare la soluzione al contributivo puro che penalizza redditi bassi e carriere discontinue.
Inoltre c’è da coprire, magari ampliando ed estendendo il contributo di solidarietà, i contributi figurativi che coprirebbero i lavoratori saltuari e precari che rischiano di non maturare mai un minimo di assegno pensionistico. L’aspettativa di vita per i lavoratori usuranti poi deve essere corretta, per non farla salire come per gli altri lavoratori, consentendo a questi soggetti di accorciare la distanza dalla quiescenza.