Per garantire le Pensioni, il Governo si sta impegnando a reperire più risorse possibili. Il dossier sui dettagli della riforma previdenziale non è ancora stato definito e lo sarà soltanto dopo aver passato al vaglio le questioni tecniche e politiche che verranno discusse con i sindacati i prossimi 7 e 12 settembre 2016. Dal #Sole24Ore si apprende, tuttavia, che alcune agenzie di stampa hanno comunicato in questi giorni le soglie di spesa che il Governo potrà affrontare per ciascuna misura pensionistica. I costi complessivi si aggirerebbero intorno ai 3-4 miliardi di euro da ‘spalmare’ in dieci anni dall’applicazione della nuova riforma.
In meno di una settimana si è passati da 1,5 miliardi di euro – come dichiarato dal sottosegretario Nannicini nell’intervista del 7 agosto - ad oltre il doppio della cifra da destinare alla riforma delle pensioni.
Gli interventi diretti alla flessibilità in uscita
Le misure a cui sta lavorando il Governo e che dovrebbero confluire nella prossima legge di Stabilità per rendere più flessibile l’accesso alla pensionedopo la riforma Fornero del 2011 dovrebbero rappresentare un giusto bilanciamento tra riduzione dei requisiti, relativi costi (andando prima in pensione si versano meno contributi e si pagherebbero più assegni pensionistici) e stima approssimativa della platea che avrebbe accesso a tali misure per valutarne i costi complessivi.
Queste misure sono sostanzialmente: l’anticipo pensionistico (Ape), le #semplificazioni per i lavoratori #precoci e per coloro che svolgono attività #usuranti, ed infine si stanno definendo nuove regole unificare senza ulteriori costi i contributi versati in più gestioni.
1) Come ribadito, l’ape, o anticipo pensionistico, garantirebbe l’accesso alla pensione mediante un prestito bancario rimborsabile in 20 anni.
Questa misura costerebbe circa 600 milioni di euro in termini di detrazioni fruibili dalle categorie svantaggiate e ulteriori 50 milioni per la gestione dell’operazione da affidare all’Inps.
2) Un’altra via d’uscita anticipata è data dalle ricongiunzioni gratuite dei contributi versati in più gestioni, incluso il riscatto della laurea.
Questo intervento avrebbe un costo di 500 milioni e due conseguenze: si modificherebbe la legge n. 228/2012, comma 239 e ss. e verrebbero esclusi i liberi professionisti.
3) Gli altri due canali d’uscita sono quelli previsti per i cosiddetti precoci (coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni) e per i lavoratori usuranti. La misura prevista per i precoci è senz’altro la più onerosa: tra 1,2 a 1,8 miliardi di euro. Si vorrebbe riconoscere un bonus di 4 mesi per ogni anno di contribuzione versata prima del compimento dei 18 anni. Se invece si riducesse il bonus da 4 a 3 mesi, la spesa sarebbe di massimo 1,4 miliardi di euro. I lavoratori interessati da questa misura sarebbero circa 70mila.
4)Per garantire il pensionamento degli usuranti, la spesa oscillerebbe tra 72 milioni e 220 milioni di euro se si includono anche i lavoratori edili.
Infine, la misura tesa a reperire risorse ai pensionati più poveri permetterebbe la 14esima mensilità ad oltre il doppio degli attuali beneficiari, con una spesa di circa 900 milioni di euro.