La mobilità Scuola, il concorso a cattedra e il nodo della chiamata diretta rendono il mese di agosto 2016 molto caldo sul fronte dell'istruzione. Le proteste dilagano nel mondo della scuola soprattutto per quanto riguarda la mobilità gestita da un algoritmo di cui non si conoscono i coefficienti e la ratio: la Giannini ha detto più volte che qualche errore è fisiologico nella misura in cui i numeri della mobilità sono altissimi. Nella giornata di ieri, avevamo sottolineato un intervento di Faraone che aveva 'promesso' interventi per il 2017 in vista di una limitazione nell'emigrazione.

Per l'anno scolastico 2016/2017, comunque, tutto resterebbe invariato. In questo articolo vogliamo sottolineare da un lato la storia di una prof madre di bambino autistico per la quale non vale la legge 104 e che dovrà abbandonare nuovamente il figlio, e dall'altro le ultime dichiarazioni del premier Matteo Renzi.

L'algoritmo che punisce un bambino autistico: storie dalla mobilità scuola

Sono molte le segnalazioni di 'errori' all'interno dell'algoritmo che sta gestendo la mobilità scuola. L'ultima è realmente toccante e a sollevare la questione è il battagliero gruppo denominato PSP – Partigiani della Scuola Pubblica. Si tratta della storia di una docente calabrese che, assunta nella Fase B del piano assunzioni 2015/2016, nonostante avesse un figlio autistico, ha dovuto sostenere l'anno con sede provvisoria a Prato.

Per l'assunzione definitiva sperava di poter tornare nella sua terra, anche perché il figlio sarebbe andato incontro a un netto peggioramento del suo stato a causa della lontananza dalla madre. Ebbene, l'algoritmo ha spedito nuovamente la professoressa a Prato, senza possibilità di far valere la legge 104. Il sistema delle graduatorie, sottolineano i Partigiani della Scuola Pubblica, non avrebbero mai permesso una violazione dei diritti umani tanto palese.

Per Faraone e Giannini, comunque, tutto procede per il meglio, mentre per Rondolino, contestatissimo giornalista renziano, le proteste non avrebbero senso e i docenti sarebbero 'capre'.

Le parole di Renzi sulla riforma scuola

Matteo Renzi è entrato pienamente in clima da campagna elettorale per il referendum costituzionale. Il mondo della scuola potrebbe essere decisivo anche perché ha spesso rappresentato un bacino di consenso importante per la sinistra.

La riforma scuola non è piaciuta agli insegnati in tutte le sue forme: prima il concorso contestatissimo, poi la chiamata diretta e ora la mobilità scuola sembrano aver allontanato definitivamente il mondo della scuola dal PD. Il premier è intervenuto ieri per cercare di spiegare il senso di quanto messo in campo dal governo. Le sue parole sono state chiare: i veri vantaggi della riforma si comprenderanno appieno tra 20 anni e il suo rammarico è semplicemente quello di non essere riuscito a spiegare il senso rivoluzionario della Buona Scuola ai docenti. Per aggiornamenti, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.