La riforma della Pubblica Amministrazione della Madia, contenitore di nuove norme che regolano la nostra Pubblica Amministrazione, ormai è passata e decreto dopo decreto la vita all’interno degli uffici pubblici è stata rivoluzionata. Per i dipendenti le notizie sono sempre cattive e coloro che credevano di aver toccato il punto più basso per il blocco degli stipendi che ormai grava sui dipendenti da 7 anni, deve ricredersi. Dal prossimo febbraio, cioè dal 2017, i dipendenti statali si vedranno limitate le possibilità di carriera e addirittura messo a rischio il proprio posto di lavoro.

Niente scatti di anzianità e niente carriera

La riforma che ha portato a termine o quasi la Madia è l’ultimo tassello di una serie di interventi che sono partiti dal Governo Berlusconi e dall’allora Ministro Brunetta. Governo dopo Governo si è messo a punto quello che per i dipendenti pubblici sarà un vero e proprio salasso sia in termini economici che di vita lavorativa. La riforma fatta nell’ottica del taglio della spesa pubblica e della spending review ha portato prima alla riduzione dei comparti, scesi da 11 a 4 e poi a ridurre fino ad azzerare i privilegi di cui godevano i lavoratori pubblici. Dal prossimo anno, gli scatti automatici relativi all’anzianità di servizio saranno eliminati e questo congelamento di stipendio si andrà ad aggiungere a quello relativo al blocco della perequazione voluto dalla Fornero che neanche una sentenza della Corte Costituzionale, seppur a favore dei lavoratori, ha contribuito a sbloccare.

In comparti come la scuola, gli scatti di anzianità sono l’unico veicolo di carriera per i dipendenti e dal prossimo anno non esisteranno più. Nell’ottica della meritocrazia infatti, gli aumenti verranno assegnati in base alla valutazione data ad un dipendente dal proprio dirigente. Statistiche alla mano, gli aumenti toccherebbero solo al 20% dei lavoratori e se come sembra, nella nuova Legge di Stabilità nulla sarà aggiunto ai soldi destinati alla querelle rinnovo del contratto, molti lavoratori si dovranno accontentare di stipendi vicini ai 1.000 euro, nonostante anni ed anni di servizio.

Licenziamenti anche per esuberi

Le problematiche relative al salario dei dipendenti non sono le uniche che graveranno sui lavoratori. Se fino ad oggi il lavoro alle dipendenze degli Enti Pubblici era considerato privilegiato dal punto di vista contrattuale, slegato da problematiche di mercato, tagli di personale e risultati, dal 2017 non sarà più così.

Annualmente i dirigenti di ciascun Ente dovranno rapportare il Governo sui risultati e sugli eventuali esuberi di personale che hanno alle loro dipendenze. Esuberi significa personale non indispensabile e la Legge permetterà di tagliare come e forse più di come succede nel settore privato. Il dipendente “di troppo”, potrà essere messo da parte per due anni, cioè collocato in una specie di limbo, dove percepirà l’80% del suo stipendio senza lavorare.

Al termine dei due anni però, se le esigenze di personale dell’Ente per cui lavora non sono cambiate e se non risulterà essere ricollocabile in nessun altro Ufficio Pubblico, il lavoratore sarà licenziato. Nei due anni a stipendio ridotto, di disponibilità, al lavoratore probabilmente saranno offerti posti in altri uffici, magari di profilo più basso del precedente ed anche a distanza di 50 km dal precedente posto.

L’unica alternativa al licenziamento dovrebbe essere l’accettare un inquadramento più basso e questo sembra non essere accettabile. In definitiva, il lavoratore statale viene retrocesso a lavoratore di serie B, senza aumenti di stipendio per l’anzianità, con salari bassi (una insegnante percepirà poco più di 1.200 euro dopo anni di studio e di insegnamento) e senza legare le buste paga all’inflazione.