Il mese di giugno è stato un mese particolarmente importante per i lavoratori del Pubblico Impiego. Al niente di nuovo in fatto di rinnovo del contratto e riordino della perequazione bloccata dalla Fornero e sdoganata dalla Consulta lo scorso anno, fa da contraltare la riforma della Pubblica Amministrazione del Ministro Madia che procede spedita. L’impatto delle nuove norme cambierà per sempre il lavoro per gli Statali, soprattutto per quanto concerne il licenziamento e le misure disciplinari.

Periodo importante per la Pubblica Amministrazione

Il mese di giugno appena passato sarà da ricordare come molto importante per la Pubblica Amministrazione.

La Riforma Madia, decreto dopo decreto sta arrivando al termine. Lo scorso 15 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva la parte di riforma riguardante le modifiche delle misure riguardanti il licenziamento disciplinare. Il decreto attuativo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 giugno e adesso si è resa pubblica anche la data di partenza del nuovo regolamento, il 13 luglio, cioè la data in cui le nuove misure inizieranno ad essere applicate ai lavoratori. Dopo aver attuato la riduzione dei comparti, che da 11 sono scesi a 4, proseguendo un’operazione partita nel 2009 con l’allora Ministro Brunetta, le misure disciplinari erano un altro punto dolente della riforma che adesso viene risolto.

Resta adesso il nodo del contratto dei lavoratori pubblici, da rinnovare dando seguito alla sentenza della Consulta sul blocco della Fornero. Anche su questo punto, luglio potrebbe portare novità perché sembra che per la metà del mese, l’ARAN, l’Agenzia incaricata dalla Madia per le trattative, dovrebbe convocare i sindacati per dare il via alla piattaforma di rinnovo, anche se di ufficiale non c’è ancora nulla.

Tutto quello che c’è da sapere sulle nuove procedure disciplinari

Il fattore scatenante di questo cambiamento delle norme sui licenziamenti, che diventano più severe è la lotta alla cosiddetta falsa attestazione della presenza in servizio. SI tratta dei famosi furbetti del cartellino che molte volte finiscono ripresi dalle Tv a timbrare e andarsene dal proprio posto di lavoro.

Il dipendente che sarà colto sul fatto, sarà immediatamente sospeso (entro 48 ore) ed immediatamente partirà il procedimento disciplinare che si concluderà nell’arco temporale massimo di 30 giorni. La sospensione anticipa di fatto gli effetti del licenziamento sul dipendente, perché ne sospende l’erogazione dello stipendio, anche se dovrebbe essere garantita al lavoratore la parte di salario minima per gli alimenti. Il procedimento dei 30 giorni da modo al dipendente di produrre le sue controdeduzioni e le sue giustificazioni. Infatti con un preavviso di 15 giorni, il dipendente colto a fare il “furbetto”, sarà convocato per il contraddittorio e se le giustificazioni non saranno ritenute tali da mettere una pezza sul disguido, il dipendente sarà licenziato definitivamente.

Punizione esemplare che potrebbe riguardare anche il dirigente del lavoratore assenteista, nell’ipotesi che venga appurato il fatto che fosse a conoscenza degli usi e degli abusi del lavoratore. Per il dipendente però ci sarebbe sempre la via del Tribunale del Lavoro a cui appellarsi nel caso in cui si ritenga spropositata la procedura che gli viene applicata. In questo caso, come confermato con una recente sentenza della Corte di Cassazione, sarebbe applicabile l’Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori anche per questi dipendenti del Pubblico Impiego.