Le ultime novità sulle pensioni aggiornate ad oggi 20 settembre riprendono il tema dei lavoratori precoci e della misura relativa al bonus contributivo, che sarà probabilmente oggetto di discussione domani, mercoledì 21, nel corso del nuovo confronto tra sindacati e governo. Un incontro che getterà le basi per la riforma Pensioni del 2017, che avrà come punto cardine l'Ape, vale a dire l'introduzione della pensione anticipata a 63 anni, sia per gli autonomi che per i dipendenti, con le penalizzazioni che si attesteranno intorno al 5 per cento per ciascun anno di anticipo.

Pensioni: prepensionamento precoci, tutto ruota intorno al bonus contributivo

Le ultime notizie sulle pensioni si occupano oggi del prepensionamento dei lavoratori precoci, termine ricordiamo utilizzato in maniera impropria quando l'oggetto di cui si parla è appunto la categoria costituita da quelle persone che dopo aver lavorato per 41 anni ancora non può andare in pensione, o almeno non ancora, con i paletti della riforma Fornero che fissano la loro uscita a 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne).

Il punto sulle pensioni dei precoci sarà quello su cui si concentrerà maggiormente il tavolo di lavoro domani tra governo e sigle sindacali, come aveva annunciato, tra l'altro, qualche giorno fa la stessa Susanna Camusso, leader della Cgil, la quale aveva spostato la battaglia, tra virgolette, sulla questione dei precoci, ancora senza risposta dopo tutta una serie ragguardevole di iniziative, che ha portato anche alla nascita di vari comitati sparsi in tutta Italia.

Uno dei risultati più significativi raggiunti dalla categoria è stato quello di spostare i riflettori dei media anche sulle loro pensioni, e non solo sull'anticipo pensionistico dettato dall'esecutivo, il cosiddetto Ape, che entrerà, con tutta probabilità, in vigore già dal primo gennaio del 2017. Quotidiani nazionali importanti hanno dedicato un ampio approfondimento su di loro, fatto questo che raramente era accaduto in passato.

Domani non si discuterà di quota 41, lo slogan, tra virgolette, più presente e conosciuto all'interno dei lavoratori precoci, che fino all'ultimo hanno sperato nella possibilità, da parte del governo, di riprendere in mano il ddl di Cesare Damiano, ormai datato a più di un anno fa, nello specifico sul provvedimento che avrebbe permesso loro di andare in pensione dopo 41 anni di contributi.

Costi troppo alti, questa la freccia gelata arrivata dall'esecutivo a maggioranza Pd, ma la partita è ancora aperta.

Come dimostra, appunto, il bonus contributivo per i lavoratori precoci da 4 o 6 mesi, una misura che andrebbe a restringere la platea dei beneficiari, diminuendo in questo modo i costi necessari per finanziare tale provvedimento, rendendolo più appetibile agli occhi del governo stesso, che proporrà, probabilmente, tale bonus domani ai sindacati, con quest'ultimi, ricordiamo, che erano partiti qualche mese fa con la richiesta di quota 41, sulla scia di Damiano, ex ministro del Lavoro e attuale numero uno della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.

Il bonus contributivo per i veri precoci non ha raccolto, ad oggi, larghi consensi tra i lavoratori, dal momento che molti di questi non avrebbero accesso al bonus, non avendo maturato almeno un anno di contributi tra i 14 e i 18 anni di età, ma soltanto successivamente (ad esempio un lavoratore che ha iniziato a lavorare dai 18-19 anni). Per aggiornamenti sull'incontro di domani cliccate Segui in alto a destra.