Anche i docenti della Scuola primaria, oltre ai maestri d'asilo, potrebbero beneficiare della pensione anticipata senza penalizzazioni nel caso in cui dovessero uscire da lavoro a 63 anni. E' questa l'ultima ipotesi spuntata in vista della ripresa del tavolo delle trattative tra Governo e sindacati, aggiornata a martedì 27 settembre 2016. Ne fornisce notizia una nota del sindacato Uil datata ieri, 23 settembre, che illustra la possibilità che i docenti delle scuole primarie possano beneficiare dell'anticipo pensionistico con prestito senza dover rinunciare ad una percentuale della pensione futura.
Pensioni anticipate 2016, chi potrà beneficiare dell'Ape di Renzi?
In altre parole, anche i docenti delle elementari verrebbero messi sullo stesso piano dei colleghi dell'asilo, ma anche di altre categorie di lavoratori per i quali si prospetta la pensione anticipata di tipo "social". Tra questi, si ricordano i disoccupati di lungo corso e gli esodati, chi è assunto come macchinista, i lavoratori di alcuni settori, come l'ediliziao gli infermieri. Chi dovesse rientrare in queste categorie, all'ottenimento della pensione anticipata studiata da Matteo Renzi e in sperimentazione dal 2017, non sarà chiamato a restituire il prestito nei venti anni successivi alla maturazione della pensione di vecchiaia.
I primi a poter usufruire dell'anticipo pensionistico saranno i contribuenti che siano nati nei tre anni dal 1951 al 1954 con la possibilità di uscita flessibile fino a tre anni e sette mesi. In tal modo, si aggirerebbe la crescita dei requisiti anagrafici stabiliti con la riforma dell'allora ministro Fornero.
Anticipo pensionistico di Renzi: quanto si perde di pensione?
Per gli insegnanti delle scuole elementari e per i maestri dell'asilo si tratterebbe di un discreto risparmio nelmensile di pensione. Infatti, secondo i calcoli fatti dai sindacati, i docenti che dovessero anticipare l'uscita con l'Ape di Renzi, si troverebbero a dover restituire il prestito con un taglio del 6% della pensione netta per ogni anno anticipato, corrispondente al 5 per cento sul lordo.
Quantificando, la decurtazione mensile arriverebbe a costare duecento euro da moltiplicare per venti anni: beneficiando per intero della misura pensionistica, il taglio della pensione arriverebbe a superare il 20 per cento totale.