Secondo quanto pubblicato sul numero odierno del quotidiano 'Italia Oggi' sarebbero oltre cinquemila, in tutta Italia, le domande di conciliazione inoltrate dai docenti che ritengono di essere stati ingiustamente penalizzati durante l'assegnazione degli ambiti territoriali.

Nonostante il Miur abbia riconosciuto, di fatto, gli errori commessi dall'algoritmo, il dicastero di Viale Trastevere non ha preso nemmeno in considerazione l'ipotesi riguardante un totale rifacimento delle operazioni, come più volte sollecitato dai sindacati.

Ultime news scuola, martedì 6 settembre 2016: mobilità docenti e le conciliazioni per errori Miur

La soluzione che è stata scelta per ovviare a questi errori è stata quella di proporre ai docenti interessati altri ambiti, all'interno dei quali sarebbero rimasti dei posti liberi.

Per il momento le conciliazioni hanno riguardato gli insegnanti dell'infanzia e della primaria ma, a breve, toccherà anche ai prof delle medie e delle superiori.

I docenti, secondo le informazioni fornite da 'Italia Oggi', avrebbero accettato le proposte ministeriali nella maggior parte dei casi ma occorre dire che l'accettazione della proposta non preclude affatto al docente la possibilità di intraprendere, comunque, un'azione giudiziale, in virtù del fatto che i patti che si stanno stipulando presso gli Uffici Scolastici sono da considerarsi atipici.

Mobilità docenti: chi concilia potrà sempre fare ricorso

Infatti, la legge 183/2010 ha abrogato gli articoli 65 e 66 del DL 165/2001 che permettevano la composizione bonaria delle controversie con la procedura semplificata, la stessa usata dagli Uffici Scolastici per risolvere gli errori derivanti dalla mobilità.

In ogni caso, attualmente, è possibile tentare la conciliazione (nella fase stragiudiziale) davanti ad una apposita commissione presso la direzione provinciale del lavoro, con tempi particolarmente lunghi e che, spesso, si rivelano inefficaci.

Ne deriva, pertanto, che non sia più possibile risolvere la controversia in tempi relativamente brevi attraverso la stipula di un patto che vada a costituire titolo esecutivo di fronte a un giudice.