La ripresa della Scuola di quest’anno rimarrà senz’altro un evento da ricordare, o meglio da dimenticare: tra mobilità e concorsone l’inizio del nuovo anno scolastico è stato caratterizzato da molteplici intoppi che hanno comportato la presenza di moltissime cattedre scoperte, buona parte delle quali proprio in un ambito delicato come il sostegno. Al momento tuttavia ci sono anche altri problemi da risolvere, come la formalizzazione delle nomine dei docenti vincitori di concorso che sarebbero dovute avvenire, come da legge 107/2015, entro il 15 settembre.

A tale data tuttavia solo il 55% delle operazioni è stato completato –come ha riferito lo stesso Ministro Giannini, nelle commissioni congiunte di Camera e Senato per Cultura e Istruzione - poco più che la metà, eventualità che ha alimentato le paure di tutti i vincitori che rischiavano di attendere un anno per l’immissione in ruolo. A dispetto di ciò però potrebbe esserci una sanatoria per consentire la formalizzazione dei contratti pur scaduto il termine del 15 settembre.

Assunzioni, spunta l’ipotesi proroga

Tutte le regioni in ritardo, in alcune addirittura manca un terzo delle nomine, situazione che ha iniziato a preoccupare non poco quelli di viale Trastevere. Sì, perché in una stagione in cui la via del ricorso al giudice risulta sempre più praticabile, un’ennesima ondata di azioni legali sarebbe più che probabile.

Così, secondo quanto riporta il quotidiano ItaliaOggi al Ministero starebbero pensando di sistemare la vicenda con una proroga: il meccanismo, già collaudato in passato, sarebbe quello della nomina giuridica retrodatata al 15 settembre, ipotesi che consentirebbe di formalizzare i contratti in questione anche con tempistiche più dilatate con la certezza della nomina per i vincitori di concorso che potrebbero così far valere eventualmente anche le supplenze in svolgimento ai fini dell’anno di prova.

Così facendo quindi l’anno maturerebbe punteggio per la successiva domanda di mobilità e si eviterebbe quindi il paventato slittamento d’immissione in ruolo all’anno successivo.

Tuttavia è da considerare come tale nomina non avrebbe effetti economici e non darebbe quindi diritto allo stipendio pieno, oltre che all’avvicendamento tra docenti sulle cattedre.

La “proroga” in questione appare quindi tutto sommato come un compresso convincente e anche se per ora si tratta di un’indiscrezione, pare anche la soluzione più plausibile per il Ministero per cavarsi d’impaccio davanti all’ennesimo intoppo dell’apparato amministrativo.