Finito l’incontro tra Governo e sindacati dello scorso 28 settembre, le parti hanno sottoscritto un verbale che sembrava il preludio ad un accordo. L'Esecutivo aveva presentato il proprio piano previdenziale e sembrava fosse avallato anche dalle parti sociali. Le dichiarazioni delle parti in causa, poi, sembravano far trapelare soddisfazione generalizzata. Adesso che il pacchetto Pensioni è bello e pronto però, non tutto sembra a posto, anzi, c'è il concreto rischio che si torni a discutere non solo di aggiustamenti sulle misure, ma anche dei contenuti delle stesse.

Sottoscrivere un verbale non significa accordo

Finito l’incontro di mercoledì scorso, tutto sembrava risolto, ed anche gli atteggiamenti e le dichiarazioni dei leader sindacali sembravano dare per scontato l’accordo. Se per CISL e UIL non c'è alcuna novità, essendo fin dal primo momento molto aperti alle soluzioni previdenziali avanzate dal Governo, l’approvazione della CGILè parsa fin da subito piuttosto strana.

In una lunga intervista pubblicata su "Repubblica.it", Susanna Camussoè tornata a prendere le distanze da alcuni aspetti presenti nel pacchetto. Innanzitutto, per la CGIL firmare un verbale non significa aver trovato un accordo, perché nel documento ci sono anche i punti di divergenza tra le parti in causa.

Alla CGIL l’APE continua a non piacere perché è evidente che, viste le pesanti penalizzazioni, quella volontaria sarà utilizzata da uno sparuto numero di soggetti.

Il punto di accordo è l’APE social, quella a costo zero per i disagiati, ma secondo la Camusso parlare di misura previdenziale in questo caso è errato. Si tratta di un ammortizzatore sociale vero e proprio, di un sussidio che accompagna i lavoratori nei quasi 4 anni di distanza dalla pensione.

Rispetto al passato però, il confronto costante tra Governo e parti sociali è un bel passo in avanti, anche se poi bisogna essere aperti all’ascolto. La Camusso continua a proporre una pensione davvero flessibile, dai 62 ai 70 anni e senza tagli, perché chi sceglie di uscire prima versa meno contributi e subisce già un ammanco di pensione.

Quindi? A che punto siamo?

Le parole della Camusso dimostrano ancora una volta come la risoluzione dei problemi previdenziali sia ancora lontana. Sicuramente si può essere soddisfatti del fatto che questo sarà il primo anno in cui una manovra finanziaria non prevederà tagli alla previdenza. Resta però il rischio concreto che l’APE rappresenti l'ennesimo flop per il Governo, l’ennesimo provvedimento che non viene utilizzato dagli italiani perché troppo penalizzante, e che mette in campo soldi che poi non vengono utilizzati.

Il segretario della CGIL ha anche dichiarato che quello del 28 non è stato di certo l’ultimo appuntamento, perché c’è da affrontare il problema dei futuri pensionati, i giovani che sempre con maggiore difficoltà trovano una stabile occupazione.

Il rischio che vadano in pensione oltre i 70 anni è da scongiurare. La CGIL tornerà a proporre al Governo, nei prossimi incontri, uno dei suoi cavalli di battaglia a tutela delle generazioni future.

Si tratta della pensione di garanzia, ovvero una pensione di importo prefissato, al di sotto del quale non si può scendere. Una sorta di contributo pensionistico minimoda riconoscere ai giovani,anche se è bene sottolineare che, con tutte le difficoltà odierne, questi non riescono ad accumulare un montante contributivo tale da rendere degna la loro pensione.