Tempo fino a domani, 11 novembre, per presentare emendamenti a correzione degli articoli di cui è formata la nuova Legge di Bilancio, da approvare entro la fine dell'anno. Saranno moltissime le proposte che arriveranno al Governo dai gruppi parlamentari, al fine di correggere alcuni passaggi della legge. C'è molta attesa sul tema delle Pensioni, per il quale si attendono proposte che allarghino il campo di azione delle ricongiunzioni gratuite, che possano confermare l’estensione almeno fino a luglio dell'opzione donna, e che riducano i requisiti contributivi di accesso all’APE sociale.

Ipotizzare stravolgimenti sulla novità previdenziale partorita dal Governo, l’APE, sembra esercizio di pura fantasia, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni del Ministro Poletti e del Sottosegretario Nannicini, i quali hanno detto che quanto fatto era il massimo che il Governo potesse permettersi. Ecco perché adesso si possono iniziare a fare i conti, con alcuni esempi di calcolo delle pensioni per chi vorrà usufruire dell’anticipo pensionistico dal prossimo 1° maggio.

APE volontaria

La misura che consentirà ai lavoratori di lasciare in anticipo il lavoro, a partire dai 63 anni e con 20 anni di contributi, resta l’APE volontaria. La pensione viene erogata subito dall’INPS attraverso un prestito bancario assicurato, e con interessi caricati.

Il dipendente è libero di lasciare il lavoro prima di raggiungere i 66 anni e 7 mesi per la propria pensione di vecchiaia, ma deve sapere che una volta raggiunta questa età, dovrà iniziare a restituire alle banche il denaro anticipato. Sulla pensione futura, quindi, graverà un taglio mensile dell'assegno per 20 anni. Ecco ciò che percepiranno i lavoratori oggi e dopo l’anticipo:

  • Un lavoratore con pensione netta di € 865 (quella che avrebbe dovuto ottenere restando al lavoro senza anticipo), percepirà subito € 736, e dopo l’anticipo € 725, perdendo di fatto 140 euro al mese per 20 anni.
  • Per assegni più alti, da € 1.300 netti al mese, con l’APE volontaria si avranno subito € 1.100, e in futuro € 1.078, con un taglio che sfiorerà il 5%, perdendo oltre 200 euro al mese di pensione.

Quello che a tutti gli effetti si presenta come un taglio dell'assegno, un sacrificio chiesto ai lavoratori a fronte dell’uscita anticipata, deriva sia dai soldi ricevuti in prestito da una banca, sia da interessi ed oneri.

L’APE è un vero e proprio finanziamento che probabilmente avrà un TAN del 2,5%, ed un premio assicurativo pari al 29% del capitale (la pensione prestata). Il "salasso" è parzialmente detonato dalla detrazione fiscale del 50% concessa sulle spese e sugli interessi. Inoltre, quanto percepito con l’anticipo non costituirà base imponibile per il reddito, cioè non si pagherà l’Irpef sull’APE.

Per l’ISEE, invece, e quindi per l’accesso a servizi sociali ed agevolati, l’APE costituirà reddito, come le altre prestazioni sociali e non.

APE agevolata

Le versioni agevolate dell’APE sono quella sociale (una vera e propria prestazione assistenziale) e quella aziendale. La prima consente al beneficiario di non subire il taglio derivante dalla restituzione del prestito che sarà a spese dello Stato, mentre la seconda obbliga l’azienda a versare un surplus di contributi, per detonare le penalità a cui sarebbero soggetti i lavoratori.

  • Il lavoratore con pensione netta da € 865 la percepirà subito e continuerà a farlo anche dopo l’anticipo. Invece con l’APE aziendale riceverà fin da subito il 95%, cioè € 822, mentre in futuro avrà 814 euro per 20 anni.

Va ricordato che per importi più consistenti, che superano € 1.500 di pensione lorda, chi rientra tra i beneficiari dell’APE sociale dovrà pagare la rata relativa all’eccedenza (ovvero quanto percepito in più di assegno), e otterrà € 1.286 netti di pensione. Per rientrare nell’APE social bisogna essere disoccupati, disabili, con disabili a carico, o rientrare nelle nuove 11 categorie di dipendenti impegnati in mansioni gravose.