L’Ape sociale, cioè quella a costo zero o quasi per i lavoratori è a tutti gli effetti una prestazione assistenziale. La conferma viene dai documenti forniti dal Sottosegretario Nannicini, vero padre putativo dell’Ape. Il profilo assistenziale supera di gran lunga quello previdenziale perché di fatto, il prestito che la banca erogherà a determinate categorie di lavoratori, sarà rimborsato dallo Stato anziché dal lavoratore stesso. Di fatto una misura che servirà a persone in stato di necessità, bisognose di aiuto, di arrivare con un reddito dignitoso fino ai 66 anni e 7 mesi che significano pensione di vecchiaia.

L’Ape tra la versione volontaria e quella assistenziale

Una via di mezzo tra una pensione ed un sussidio? A dire il vero, l’Ape social è a tutti gli effetti un grande ammortizzatore sociale, un sussidio della durata massima di 3 anni e 7 mesi erogato a soggetti disagiati o simili. Infatti l'Ape, nella versione sociale si differenzia da quella volontaria perché essa non ha costi, tagli e penalizzazioni future così come succederà a chi opterà per l’anticipo senza avere delle necessità evidenti che lo spingano. Nell’Ape volontaria basterà avere 20 anni di contributi versati e trovarsi a 63 anni, accettando però la pensione erogata subito, tramite un finanziamento bancario. In definitiva si tratta di un prestito ricevuto mese per mese sotto forma di rendita, che deve essere restituito, sempre mese per mese e per 20 anni.

Al lavoratore la scelta di quando uscire, ben sapendo che prima si esce più soldi vanno restituiti in quello che diventerà un mutuo quasi per tutta la vita, cioè da 66 anni e 7 mesi fino ad 86 anni e 7 mesi. Per non dimenticare niente, oltre che i soldi della pensione immediatamente erogata, cioè il capitale prestato dalla banca, andranno restituiti anche gli interessi e le spese assicurative per coprire il caso morte prematura del pensionato.

Tutto questo peso, debito o finanziamento che grava su lavoratori “normali”, nell’Ape sociale, quindi quella assistenziale, traslocherà allo Stato Italiano, che si caricherà tutti gli oneri di restituzione debito alle banche.

Come funziona questo particolare ammortizzatore sociale

L’Ape potrà essere richiesta a partire dal prossimo 1° maggio, data confermata dal pacchetto previdenziale inserito nella Legge di Bilancio che la settimana prossima inizierà l’iter alla Camera.

La misura è appannaggio dei disagiati, cioè disoccupati che hanno terminato di percepire qualsiasi ammortizzatore sociale da almeno 3 mesi. Inoltre, si applicherà anche ai disabili a partire dal 74% di invalidità o chi ha familiari di 1° grado a carico nelle stesse condizioni, quindi coniuge o figli. A differenza dell’Ape volontaria però serviranno storie lavorative più lunghe, cioè 30 anni di contributi versati. Ape assistenziale anche per maestre di asilo, edili, macchinisti, conducenti di mezzi pesanti, facchini ed infermieri delle sale operatorie. Si tratta di nuove categorie considerate alle prese con attività pesanti e che necessiteranno di almeno 36 anni di versamenti contributivi. Dal punto di vista dell’entità economica della misura, questa sarà rapportata al valore della pensione calcolata al momento dell'accesso ma non potrà essere superiore a 1.500 euro di pensione lorda, che poi sarebbero 1.240 euro nette.

Le notizie confermate da Nannicini hanno confermato come per le Pensioni superiori a 1.500 euro lorde, il pensionato potrà scegliere se accettare l’Ape sociale solo fino al concorso dei 1.240 euro netti, quindi senza nessun debito a gravare su di esso oppure optare per farsi erogare la pensione spettante completa. In questo caso la parte eccedente i 1.500 euro lordi, sarebbe richiesta come Ape volontaria ed il debito sarebbe riferito solo a questo surplus, lasciando assistenziale il grosso dell’assegno. Ultima novità dal Sottosegretario è la tassazione dell’Ape social che sarà quella da lavoro dipendente e non da pensione, quindi più favorevole per il beneficiario.