In attesa di sostenere le tre prove scritte dell'ambito del concorso per avvocati che si terranno il 13, 14 e 15 dicembre, in questo articolo forniamo importanti precisazioni sulle principali regole di scrittura da seguire per non incorrere in errori.

Cos'è il parere

Il parere non è altro che un 'consiglio' che viene fornito al proprio cliente in merito ad un problema concreto. Il candidato dovrà vestire gli abiti (anzi la toga) dell’avvocato di fiducia e risolvere la problematica esposta dal cliente. Una volta individuata la normativa applicabile al caso, sarà opportuno esaminarla e spiegarne i tratti essenziali, dopodiché avvalorare la propria tesi invocando a sostegno riferimenti della giurisprudenza.

E’ opportuno tenere sempre in considerazione il tempo a disposizione che è di sette ore. Il tempo non è poco, ma non bisogna sottovalutare il fattore psicologico e la difficoltà nel concentrarsi specie quando il numero di candidati è eccessivamente alto.

La scelta della traccia e l’utilizzo del tempo a disposizione

La prima ora è da dedicare alla lettura ed alla scelta della traccia selezionando quella più congeniale rispetto alla personale preparazione ed esperienza del praticantato. Dopo aver scelto la traccia è necessario individuare i principi che regolano la materia, le eventuali dottrine discordanti e la sentenza determinante per avallare la soluzione proposta. E’ opportuno preparare un breve schema della trattazione del parere: una breve introduzione che evidenzi le norme regolatrici della materia ed i principi generali; indicare poi le sentenze attinenti al caso; concludere spiegando le ragioni che giustificano la riconducibilità del caso concreto nell’alveo della sentenza e della norma indicata.

Una volta completato lo schema, dedicarsi alla redazione vera e propria del parere, insomma al riempimento della struttura evitando cancellature e tenendo conto che forse non si avrà il tempo di ricopiare il parere in bella copia: la prima scrittura potrebbe dover essere anche quella definitiva. Interlineare le parole errate piuttosto che coprirle con grandi quantità di inchiostro, anche al fine di evitare segni particolari che potrebbero essere interpretati dalla commissione come 'segni di riconoscimento' dell’elaborato e determinare pertanto l’esclusione del candidato.

Tecnica di redazione del parere

E’ consigliato l’utilizzo di una terminologia tecnica senza trascurare la chiarezza espositiva: prediligere frasi brevi evitando digressioni complesse e sterili ai fini della soluzione del caso concreto. Dopo aver brevemente inquadrato la normativa di riferimento ed i principi generali (sufficiente una facciata del foglio protocollo) meglio passare subito all’esame della problematica del caso per poi sussumerlo nella fattispecie astratta.

Esporre le ragioni per le quali risulta conveniente applicare quella determinata norma, le peculiarità del caso che implicano una determinata interpretazione della norma, pertanto indicare la/le sentenze risolutive della questione.

Nella parte centrale del parere occorre concentrarsi sulla soluzione:

  • Evitare di ripetere più volte l'enunciato della norma di riferimento, limitarsi a richiamarla indicando solo il numero dell’articolo o della legge.
  • E' sufficiente un elaborato di 5-6 pagine evitando inutili ripetizioni.
  • Utilizzare una grafia di dimensioni medie senza troppi spazi e facilmente comprensibile.
  • Rileggere l’elaborato almeno due volte al fine di individuare errori grammaticali e di sintassi, errori si distrazione.
  • Utilizzare un dizionario ed un vocabolario dei sinonimi e contrari.
  • Utilizzare codici commentati sui quali ci si è già esercitati per almeno un mese in modo da aver chiara la sistemazione logico-analitica e grafica del testo.

Non copiare e non far copiare a nessuno il proprio elaborato.

La genuinità dell’elaborato è il requisito più importante, forse più della soluzione stessa del caso. Il maggior numero dei bocciati è determinato dall’annullamento degli elaborati perché simili ad altri.