Da anni esistono delle categorie di lavoratori che svolgono mansioni usuranti e notturne e che hanno un trattamento particolare quando devono andare in pensione. La nuova Legge di Bilancio, quella di cui si è iniziato lunedì a discutere alla Camera, ne ha individuate altre 11 alle prese con attività che ne aumentano il rischio di infortuni e che ne logorano particolarmente il fisico. Nel pacchetto previdenziale che fa parte della manovra finanziaria, sono inserite autentiche novità per quanto riguarda le Pensioni. Ci riferiamo all’APE ed alla Quota 41 ed ambedue queste misure si vanno ad aggiungere alla quota 97,6 che è lo scivolo attualmente concesso ai lavori usuranti.

Vediamo quindi cosa offrirà dall’anno venturo, la normativa previdenziale per questi soggetti.

Le nuove attività gravose

L’elenco delle attività che rientrano nel campo di applicazione della quota 97,6 è disponibile sul sito ufficiale dell’INPS. Fu il Decreto Legislativo 67 del 2011 ad istituire le categorie di lavoro usurante e notturno a cui viene concessa la possibilità di lasciare anticipatamente il lavoro a :

  • 61 anni e 7 mesi di età con 36 di contributi
  • 62 anni e 7 mesi di età con 35 di contributi
  • Sempre raggiungendo quota 97,6

I lavori usuranti sono quelli in gallerie e miniere, nei cassoni ad aria compressa, in spazi ristretti, la lavorazione del vetro, i palombari, il trattamento dell’amianto, autisti di mezzi di trasporto pubblici e operai in catene di montaggio.

I lavoratori notturni invece sono quelli che durante l’anno svolgono 78 giornate di lavoro tra la mezzanotte e le 5 del mattino. Per tutti questi nella nuova finanziaria c'è l'abrogazione del meccanismo delle finestre mobili. In pratica non bisognerà aspettare più 12 o 18 mesi dal raggiungimento di quota 97,6 per veder decorrere la pensione.

La Legge di Bilancio ha creato le categorie di lavori gravosi, cioè le maestre di asilo, operatori ecologici, addetti alle pulizie, i facchini, gli autisti di mezzi pesanti, i macchinisti, gli edili, i gruisti, gli infermieri delle sale operatorie, i conciatori di pelli e gli operatori sociali per non autosufficienti.Per loro dal prossimo anno ci sarà quota 41 ed APE sociale, ma non lo scivolo a quota 97,6.

La quota 41 sarà fruibile anche dagli usuranti, mentre l’APE sociale è l’esatto opposto dello scivolo 97,6, cioè fruibile dai lavoratori in attività gravose, ma non da quelli alle prese con lavori usuranti.

Precoci e Ape gratuita

La quota 41 è uno dei provvedimenti più discutibili messi in piedi da questa specie di riforma previdenziale che tutto fa tranne che cancellare la durezza della Legge Fornero sulle pensioni. Nella quota 41 per i precoci, viene concessa la possibilità di lasciare il lavoro, senza limiti di età, a coloro che hanno raggiunto 41 anni di contributi, dei quali almeno un anno svolto prima di compiere i 19 anni di età. Possono accedervi i disoccupati che da almeno tre mesi anno finito di percepire gli ammortizzatori sociali, gli invalidi e le persone con invalidi a carico.

Inoltre potranno accedervi quelli che rientrano tra le 11 categorie di lavori gravosi e tutti gli usuranti. Per l’APE social invece, si tratta della possibilità di anticipare a 63 anni la pensione di vecchiaia che la Fornero ha previsto a 66 anni e 7 mesi. La pensione è erogata dall’INPS, ma in prestito dalle banche. La differenza con l’APE volontaria sta nel fatto che la restituzione del prestito, una volta raggiunta la vera pensione di vecchiaia, cioè a 66 anni e 7 mesi sarà a carico dello Stato. L’APE sociale non può essere richiesta da soggetti che rientrano nei lavori usuranti e notturni, ma è fruibile dalle 11 categorie di lavori gravosi. Per accedere all’anticipo pensionistico gratuito però, saranno necessari 36 anni di contributi e almeno 63 anni di età. La stessa possibilità è offerta a disoccupati e invalidi (oppure con familiari di 1° grado disabili a carico), ma in questo caso serviranno 30 anni di contributi.