La Legge di Bilancio è stata approvata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, cioè è definitiva. L’entrata in vigore della Legge è il 1° gennaio 2017, ma ogni misura dovrà essere preceduta dai decreti attuativi, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della manovra. Non fa eccezione il pacchetto Pensioni, sicuramente uno dei punti salienti e più importanti della Legge di Bilancio. La novità principale del pacchetto di norme previdenziali è sicuramente l’APE, l’anticipo pensionistico, con il suo particolare meccanismo. La misura però è accompagnata da molti dubbi e perplessità, ecco perché c’è molta attesa dei provvedimenti attuativi in arrivo.
L’APE tra volontaria e ageolata
L’APE prevede l’anticipo della pensione di vecchiaia a partire dai 63 anni di età. In parole povere, l’anticipo massimo concesso è di 3 anni e 7 mesi rispetto ai 66 anni e 7 mesi di età che è la soglia da raggiungere per la pensione di vecchiaia con le attuali norme, quelle della Legge Fornero. Sia nella versione volontaria che assistenziale, sarà una banca a finanziare gli anticipi di pensione per i beneficiari dell’APE. Infatti, la pensione è erogata dall’INPS, ma viene prestata ai pensionati fino a quando non percepiranno la loro pensione spettante. Per l’APE volontaria, che ricordiamo, necessita anche di 20 anni di contributi versati, il pensionato dovrà iniziare a restituire il debito a partire dai 66 anni e 7 mesi, con trattenute mensili sulla pensione e per la durata di 20 anni.
Nella versione assistenziale dell’APE, che ricordiamo è appannaggio di disoccupati, invalidi, con invalidi a carico e impegnati in lavori pesanti, sarà lo Stato a caricarsi il debito. In questo caso i contributi necessari salgono a 30 e 36 a seconda del perimetro di applicazione dell’APE social. L’INPS nel meccanismo, entra come soggetto erogatore dell’anticipo e della restituzione del prestito, cioè da tramite tra pensionato e banca.
Interessi e spese sono tra le cose più discusse e sulle quali il decreto dovrebbe fare chiarezza, soprattutto in virtù di alcune detrazioni fiscali che dovrebbero contenere il costo dell’APE volontaria per i pensionati.
Aspettativa di vita
Un dubbio non meno importante è sul requisito anagrafico che è comunque legato all’aspettativa di vita.
Oggi la pensione di vecchiaia si centra a 66 anni e 7 mesi di età, ma per i prossimi anni, il rischio che si salga oltre, non è inesistente. Solo a fine 2017 si saprà se l’aspettativa di vita è cresciuta o meno e questo mette in pericolo la data di uscita per molti lavoratori. L’anticipo massimo è di 3 anni e 7 mesi, cioè 63 anni di età partendo dalle soglie Fornero. Nel caso in cui la pensione di vecchiaia salisse di altri mesi, sforando il tetto dei 67 anni, l’uscita a 63 anni non sarebbe più concessa o aumenterebbe l’anticipo massimo? Il dubbio deve essere chiarito, perché molti lavoratori rischiano di posticipare l’accesso alla pensione anche con l’APE. I dati dicono che l’aspettativa di vita si è stabilizzata nel 2016 ma il 2017 è una incognita.
Dubbi legittimi che minano la data di uscita o la lunghezza del prestito. Si posticiperà la data di uscita a 63 anni e 4 mesi? O in alternativa si concederanno 3 anni ed 11 mesi di anticipo? Se così fosse, nel secondo caso, si allungherà oltre i 20 anni l’ammortamento del debito? La soluzione meno dolorosa sarebbe quella di anticipare il decreto che stabilisce gli effetti dell’aspettativa di vita sulle pensioni. Una maniera semplice per fugare questi dubbi. Un altro dubbio da chiarire è sull’estinzione anticipata del prestito, casistica non prevista dalla Legge di Bilancio. Un soggetto che esce con l’APE volontaria e che durante gli anni di anticipo, raggiunge una altra pensione (quella anticipata con 42 anni e 10 mesi per esempio), può chiedere di estinguere il debito in anticipo, magari risparmiando interessi e spese?