Le contraddizioni e i fallimenti della Buona Scuola si sono evidenziati nell'ultimo incontro con la neo ministra Valeria Fedeli. La nuova riforma scolastica voleva risolvere il problema della precarietà, invece, paradossalmente ha provocato l'effetto contrario ed opposto. Ma vediamo nel dettaglio i risvolti di queste considerazioni.

Le maggiori lacune della Buona Scuola: supplentite e fasi assunzionali

Le tante lacune della riforma scolastica cha oramai da due anni è in vigore nella scuola pubblica italiana, stanno purtroppo palesandosi. La prima di queste lacune è rappresentata dalla speranza, mai concretizzatasi, di risolvere in maniera del tutto definitiva il problema endemico della precarietà e, nello specifico, della cosiddetta ‘supplentite’.

La seconda questione, non affatto risolta, è rappresentata invece dalle procedure abbondantemente contorte derivanti dalle diversificazioni legate all’anno di assunzione in ruolo dei professori. Le fasi assunzionali (0, A, B e C) hanno, di fatto, complicato un sistema già di per se intricato. Insomma, a via di normare si è finito per distorcere un sistema già ingolfato che ha dovuto fare i conti con lo stato di diritto dei lavoratori e con i molteplici ricorsi dei medesimi ai vari Tribunali Amministrativi Regionali.

La supplentite non è diminuita, anzi...

Oggi, molti degli insegnanti assunti con la nuova riforma scolastica renziana, non sono stati neanche richiesti dagli stessi Dirigenti Scolastici.

A sussurrare tutto questo sono gli stessi Presidi, i quali testimoniano, dalla loro autorevole posizione, il fallimento concreto di una riforma scolastica che non ha assolutamente risolto tale problema, ritenuto da tutti, a conti fatti, come il più persistente nella scuola italiana, oramai da molti anni. In altre parole, qualcuno sostiene, a ragion veduta, che nonostante l’assunzione di 100mila insegnanti, una buona parte di questi sono stati utilizzati male.

Il dato che fa oltremodo riflettere e che purtroppo è stato confermato di recente, anche dai dati pubblicati dallo stesso Miur, prova che lo stesso numero di insegnanti (100mila), oggi si trova a svolgere, paradossalmente, ancora una volta il ruolo di supplente.

Ma allora ci si chiede a che cosa sia servito tutto questo roboante piano assunzionale messo in atto dalla Buona Scuola.

Il medesimo piano è stato in più occasioni abbondantemente sbandierato e giustificato solo per ragioni di opportunità, cioè per eliminare le supplenze. Tuttavia, a distanza di quasi due anni, lo stesso numero di insegnanti svolge ancora questo incarico alle medesime condizioni contrattuali esistenti più di un anno fa. Secondo molti, infatti, quella di Matteo Renzi rimane solo una straordinaria operazione propagandistica ma poco pregnante dal punto di vista pratico, non solo per i professori ma anche per gli studenti.

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