Attendendo la firma sul nuovo contratto integrativo inerente alla mobilità docenti per l'anno scolastico 2017/2018, è più che lecito domandarsi ciò che potrà accadere il prossimo anno, considerando i termini dell'accordo tra il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli e le rappresentanze dei sindacati.

Mobilità docenti 2017/2018: da una parte i docenti del Sud, dall'altra le scuole del Centro-Nord

E' chiaro che ci troveremo di fronte due interessi decisamente contrapposti: da una parte i docenti, in particolar modo quelli 'deportati' dalle regioni meridionali alle scuole del Centro-Nord, che cercheranno in tutte le maniere di poter rientrare vicino a casa; dall'altra naturalmente, le scuole delle regioni settentrionali e centrali che rischiano di ritrovarsi parecchie cattedre scoperte per la 'migrazione contraria' degli insegnanti del sud.

Naturalmente, la situazione sarà diversa nelle diverse provincie e cambierà anche da Scuola a scuola, in funzione dei posti che saranno disponibili. Infatti, possiamo già ipotizzare che non tutti gli insegnanti riusciranno ad avvicinarsi a casa, soprattutto perchè la nuova mobilità docenti 2017/2018 non riguarderà il 100 per cento dei posti disponibili come avvenne lo scorso anno, ma solamente sul quaranta per cento delle cattedre libere, visto che oltre la metà dei posti dovrebbe toccare ai neoimmessi in ruolo.

Mobilità, presidi scuole del Nord: 'Regole non dovevano cambiare, anche se comprendiamo i docenti'

Dunque, appare chiaro che una buona fetta di docenti del Sud non potrà essere accontentata e ricordiamo che il nuovo contratto integrativo mobilità docenti 2017/2018 sarà un contratto con validità annuale e che, quindi, potrebbe essere l'ultima chance per superare il vincolo triennale di permanenza nella provincia di immissione in ruolo.Naturalmente, la nuova normativa che permetterà a tutti i docenti (neoassunti compresi) di poter presentare domanda di mobilità piace pochissimo, anzi per niente, ai dirigenti scolastici delle scuole del Nord che stanno già temendo un vero e proprio esodo.

Le regole, secondo i presidi, non dovevano essere cambiate, nonostante i comprensibilissimi desideri dei docenti del Sud di poter tornare verso casa: per i DS, ci andrà di mezzo la continuità didattica.