Novità sulla riforma della Pubblica amministrazione e, in particolare, sulla disciplina e sui contratti della Scuola sono attesi nel prossimo Consiglio dei ministri del Governo Gentiloni. Infatti, dopo l'accordo raggiunto sulla mobilità dei docenti per l'anno scolastico 2017/18, è in attesa di definizione l'intesa sulla chiamata diretta dei presidi e sul salario accessorio dei docenti in rapporto alla valutazione del proprio lavoro. In realtà, secondo quanto disposto nell'ultima stesura della bozza del decreto che riformerà la Pubblica amministrazione, i possibili scenari del pubblico impiego sono solo parzialmente in linea con le aspettative dei sindacati e dei dipendenti statali.

Infatti, la contrattazione Governo-sindacati potrà derogare solo determinati campi del rapporto di lavoro, quelli che non sono espressamente previsti di competenza legislativa.

Contratto scuola e riforma Pubblica amministrazione: la mobilità dei docenti 2017

Nella scuola, in particolare, i sindacati chiedono che materie come mobilità, valutazione e formazione possano essere regolati dai contratti collettivi. E, dunque, oltre alla mobilità, la trattativa sindacale dovrebbe disciplinare anche la chiamata diretta e i bonus di merito dei docenti. La principale novità dell'ipotesi di mobilità 2017, rispetto a quanto stabilito dalla legge sulla Buona scuola, è la possibilità di trasferimento dei docenti tra istituzioni scolastiche, anziché tra ambiti territoriali come previsto dal comma 73 della legge 107 del 2015.

Secondo l'interpretazione data da Italia Oggi, la mancanza del termine "esclusivo" nel comma relativo alla mobilità dei docenti della legge 107, garantirebbe la possibilità di non incorrere in campi restrittivi della legge stessa, permettendo la mobilità pure tra istituzioni scolastiche.

Rinnovo contratti scuola 2017: ipotesi chiamata diretta con punteggi e graduatorie docenti

Sulla chiamata diretta nell'ambito della mobilità, poi, le ipotesi di negoziazione tra amministrazione scolastica e sindacati potrebbero aprire le porte ai parametri dettati dai punteggi e dalle graduatorie, in modo da aggirare il rischio di favoritismi e di eccessiva discrezionalità dei dirigenti scolastici.

L'ipotesi troverebbe d'accordo anche Raffaele Cantone, presidente dell'Anac, che sottolineò i pericoli della scelta dei presidi nel provvedimento anticorruzione dello scorso aprile. Ad oggi, in ogni modo, nell'ipotesi di accordo sulla chiamata diretta non vi è traccia di graduatorie e di punteggi. In tal senso occorrerà attendere il prossimo incontro, fissato per la giornata di domani, tra Miur e sindacati, per apprendere le intenzioni del ministro Valeria Fedeli. Inoltre, non è ancora stato definito se la chiamata diretta necessiterà di un contratto, come quello sulla mobilità, oppure se si procederà con un'intesa di massima che non comporterebbe, però, alcun vincolo per i presidi.