Come noto le aziende hanno la facoltà di inviare ad un dipendente in malattia la cosiddetta visita fiscale, prevista dalla legge in determinate fasce orarie, in cui il lavoratore deve essere reperibile presso il proprio domicilio. Quali sono in questo ambito le prerogative dell'azienda? Un datore di lavoro può inviare, per esempio, la visita fiscale per più giorni consecutivi? E inviare due visite fiscali durante l'arco della stessa giornata? In questo ambito c'è un vuoto normativo, ovvero non c'è nessuna legge che stabilisca regole precise, tuttavia nel tempo si sono delineati diversi orientamenti giurisprudenziali.

Il sito laleggepertutti.it ha analizzato diverse pronunce, per cercare di capire come stanno le cose.

No a più visite fiscali durante lo stesso giorno

L'azienda non può inviare più di una visita fiscale durante l'arco della stessa giornata. Non può, per esempio, disporne una nel corso della mattinata e un'altra durante la fascia oraria pomeridiana. Pertanto dopo essersi sottoposto alla visita l'interessato formalmente può anche uscire di casa durante l'orario in cui dovrebbe essere reperibile. Quando un lavoratore è in malattia però dovrebbe uscire dalla propria abitazione solo se questo non mette a repentaglio la pronta guarigione. Un lavoratore che ha un problema ad un braccio o una mano può uscire a fare una passeggiata, ma non svolgere attività che possano sottoporre a sforzi la parte malata.

Chi invece si è fatto certificare un'influenza non dovrebbe uscire all'esterno, rischiando di aggravare la propria condizione, anche se la visita fiscale è già stata effettuata.

Quante visite possono essere inviate durante lo stesso certificato?

Durante il periodo di validità del certificato medico il datore di lavoro ha la facoltà di inviare più visite fiscali, in giorni diversi.

Ma circa la frequenza con cui i controlli possono essere disposti si sono delineati due orientamenti. Il primo sostiene che un dipendente deve restare sempre reperibile negli orari stabiliti, anche quando la visita è già stata effettuata, poiché il lavoratore può ripetere la richiesta di visita fiscale, ma senza molestare il lavoratore senza giustificato motivo.

Quando l'invio di visite fiscali sfocia nella persecuzione

Quale è il confine oltre al quale le visite fiscali configurano un'abuso - una sorta di mobbing - nei confronti del dipendente? Secondo la Cassazione non è sufficiente che un datore di lavoro invii continue visite fiscali, bensì ci deve essere una prova che dimostri la volontà persecutoria. Quanto agli orari in cui vengono effettuate le visite fiscali, è il medico fiscale a decidere quando presentarsi, ovviamente all'interno delle fasce previste. Il fatto che le visite vengano effettuate quando le fasce orarie stanno volgendo a termine non può essere considerato un elemento persecutorio. In un episodio la Cassazione ha ritenuto persecutorio il comportamento di un datore di lavoro che aveva ripetutamente inviato visite fiscali ad un lavoratore, senza considerare che tutti i controlli antecedenti avevano confermato lo stato di malattia.

L'altro orientamento giurisprudenziale

Secondo un altro orientamento l'obbligatorietà delle fasce orarie in cui attendere l'eventuale visita fiscale è da considerare una deroga alla libertà di movimento sancita dalla Costituzione repubblicana, e non possono essere tollerati abusi. Questo orientamento ritiene che l'orario di reperibilità decada una volta che la visita fiscale abbia verificato lo stato di malattia, mettendolo al riparo anche dalle sanzioni previste per l'assenza durante gli orari di reperibilità.