Il mese di febbraio rischia di chiudersi con l'avvio del primo sciopero dei commercialisti e con il rischio di conseguenze tangibili per i contribuenti, tanto che la Commissione di Garanzia (che ritiene legittima l'agitazione) ha chiesto al Mef di intervenire sospendendo gli obblighi fiscali. Una situazione del tutto inedita in Italia e che risulta la conseguenza diretta della lunga mobilitazione prevista a partire dal prossimo 26 febbraio fino al 6 marzo. A rischio ci sono anche le udienze presso le Commissioni tributarie di primo e secondo grado.

D'altra parte, le principali associazioni di rappresentanza della categoria sembrano irremovibili e hanno deciso di fare fronte comune davanti alla richiesta di un ripensamento in merito ai nuovi obblighi di comunicazione dei dati Iva inseriti nel DL dell'ultima Manovra.

Sciopero commercialisti: a rischio i giorni caldi per la presentazione della dichiarazione annuale IVA

Stante la situazione appena descritta, le associazioni di categoria hanno confermato che qualora non dovessero esserci dietrofront da parte dei legislatori, l'estensione collettiva resterà confermata. Il periodo dello sciopero coincide con diversi adempimenti, ma a preoccupare in particolare modo è la dichiarazione annuale Iva del 2016.

La presentazione cade proprio in coincidenza con le date della mobilitazione e non può essere presentata in forma unificata con la dichiarazione dei redditi. La scadenza effettiva è per il 28 febbraio, quando cade anche il termine per l'Iva relativa al 4° trimestre (riguardante gli enti e le imprese che prestano servizio al pubblico, benzinai e per gli autotrasportatori).

Sullo sfondo, restano le istanze per un riequilibrio del rapporto tra fisco e contribuenti, con la categoria dei professionisti che chiede il riconoscimento del proprio ruolo e degli sforzi compiuti in questi anni.

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