Ad inizio anno, il mondo del Lavoro domestico ha avuto un cambiamento per via del nuovo Contratto Collettivo per il lavoro domestico. In materia, da registrare anche la nuova possibilità di scaricare i contributi versati per la badante, dalla dichiarazione dei redditi. Lo ha confermato l’Agenzia delle Entrate nella circolare esplicativa del nuovo modello 730 valido per il 2017. L’importanza sempre maggiore di questa tipologia di lavoro ed il considerevole aumento di impiegati del settore è sotto la lente di ingrandimento del Governo. Un giro di affari in crescita continua che merita attenzione da parte del nostro Esecutivo che cerca di rendere meno pesante il costo accessorio del contratto ai soggetti che assumono badanti.

Cosa si riesce a risparmiare dalle tasse

I contributi previdenziali per colf e badanti possono essere detratti dalle tasse, almeno in parte. L’Agenzia delle Entrate, nella circolare 7 del 4 aprile 2017 ha confermato come il datore di lavoro può detrarre dal reddito i contributi INPS che versa mensilmente per la badante o la colf, al netto di quelli il cui pagamento spetta al lavoratore. La parte che spetta al lavoratore però, non può essere detratta da quest’ultimo in sede di dichiarazione dei redditi. Si tratta di risparmiare qualche centinaio di euro rispetto all’IRPEF che ogni contribuente ogni anno versa in base ai suoi redditi. In definitiva, il datore di lavoro può scaricare il 19% dei contributi che versa per la badante, fino al tetto massimo di 1.549,37 euro, cioè 294 euro circa.

Una cifra da non buttare, ma che appare irrisoria rispetto ad altri paesi europei che si sono dotati di leggi ad hoc per combattere soprattutto il lavoro nero in questo settore lavorativo particolare.

Il modello francese

Il Governo valuta di applicare anche in Italia un modello simile ai francesi che dal 2005 sono all’avanguardia in materia.

In Francia esiste il CESU, il Chéque Emploi Services Universal, a copertura del 50% di quanto speso per i servizi di una badante per esempio. Il tetto massimo di 6.000 euro da recuperare nell’anno successivo, come credito di imposta, dal 2005 in Francia ha abbattuto drasticamente il fenomeno del lavoro nero per baby sitter, badanti e colf.

In pratica, pagando un lavoratore o una lavoratrice in nero, si andrebbe a spendere di più rispetto ad un rapporto di lavoro regolarizzato. Copiare il sistema francese però, appare difficile per via degli alti costi in termini di finanze pubbliche. La Francia spende 7 miliardi annui, perché alle spese per garantire credito di imposta ai datori di lavoro, vanno aggiunte quelle che lo Stato sostiene per garantire i contributi previdenziali ai lavoratori del settore domestico.