Mercoledì scorso, il Senato, senza interventi a correzione e senza modifiche, ha positivamente licenziato il decreto che abolisce i voucher. In pratica, il testo del decreto uscito dalla Camera dei Deputati, ha avuto l’ok dell’altro ramo del Parlamento. Il decreto quindi è stato approvato in via definitiva. Un argomento, quello dei voucher che ha interessato molto l’opinione pubblica negli ultimi tempi. Il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso ha appreso positivamente la conferma del decreto che risponde al referendum richiesto tempo fa, anche se per il completamento dell’iter abrogativo, adesso si aspetta il giudizio della Corte di Cassazione.
L’abolizione dei voucher però va colmata con altre misure che devono regolarizzare i rapporti di Lavoro coperti fino ad oggi dai buoni.
Lavoro breve
I voucher già emessi ed acquistati, in questa fase transitoria post abrogazione, potranno continuare ad essere utilizzati fino al 31 dicembre o addirittura, essere rimborsati. Resta però da capire cosa riserveranno le nuove norme per quanto riguarda i rapporti di lavoro intermittenti e di breve durata. Al riguardo, subito dopo l’approvazione del Senato, il Presidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, ha presentato un Disegno di Legge, per così dire trasversale, costruito con i Senatori Berger, del gruppo per le autonomie e Serafini di Forza Italia.
In primo luogo, il DDL tratta il cosiddetto lavoro breve, uno di quelli che veniva regolarizzato con i voucher. Secondo la proposta, Rientrano nel lavoro breve tutte le prestazioni per un solo committente con compensi, fino a 900 euro all’anno. SI punta a far nascere una procedura rapida e telematica con la quale, nello stretto giro di un’ora dalla nascita del rapporto di lavoro tra committente e lavoratore, si deve fare comunicazione all’INPS circa l'assenza di qualificazione specifica della prestazione.
In tale modo, si partirà con l’accreditamento in misura ridotta dei contributi ed alla tracciabilità del corrispettivo pagato per la prestazione effettuata dal lavoratore. Andranno comunicati giorno, luogo ed ora della prestazione, nonché i dati del lavoratore. Appena effettuata la comunicazione, saranno versati i contributi dovuti, pari al 13% per quelli INPS ed al 7% per quelli INAIL, con un valore orario della prestazione da pagare, pari a 10 euro per ora.
Lavoro intermittente
L’obbiettivo evidente è di evitare che lavori saltuari, brevi ed intermittenti, ricadano sotto l’ombra del lavoro nero. Il lavoro intermittente verrebbe liberalizzato dal Disegno di Legge, superando i due vincoli che lo hanno reso complicato da utilizzare. Nel mondo del lavoro, spesso si utilizzano prestazioni da parte di alcuni lavoratori, per diverse fasi dell’anno solare, ma per evidenti ragioni lavorative del committente, senza la possibilità di mettere sotto contratto il soggetto per tutto l’anno. Il DDL spinge per eliminare il vincolo della contrattazione collettiva per il lavoro intermittente, eliminando nel contempo, i paletti settoriali e delle fasce di età dei lavoratori da utilizzare.
La materia è particolare perché l’abolizione dei voucher lascia un pesante vuoto normativo che ha dato luogo anche ad altre proposte oltre a quella di Sacconi. Area Popolare per esempio vorrebbe inserire buoni famiglia da 12 euro da utilizzare per i servizi resi dai domestici presso le famiglie o presso associazioni di volontari. Oppure il lavoro a chiamata fino a 400 giornate di lavoro in un triennio, o i mini contratti fino a 500 ore annuali. Da registrare infine la Carta dei Diritti Universali presentata a Montecitorio dalla CGIL che sarà discussa in Commissione Lavoro e che prevede il rapporto di lavoro occasionale subordinato.