Nonostante il Consiglio dei ministri abbia dato il via ai decreti attuativi relativi all'Ape Social, l'attuazione delle uscite anticipate procede con forti rallentamenti. I decreti riguardanti l'Ape Social infatti devono ancora passare al vaglio del Consiglio di stato e poi devono essere pubblicati nella Gazzetta Ufficiale. Ritardi per l'Ape di Mercato. Facciamo il punto sulla situazione delle Pensioni precoci, della Quota 41 e dunque sull'ape social. Vediamo quali sono i requisiti definitivi e tutte le novità emerse in questa ultima settimana.
Ape Social: ecco tutti i requisiti definitivi
L'Ape Social è il sussidio di accompagnamento alla pensione per gli ultra 63enni in condizione di difficoltà. Con il decreto, il governo ha approvato la franchigia di 12 mesi nella determinazione dei sei anni di continuità in lavori gravosi così da non penalizzare eccessivamente coloro che negli ultimi sei anni hanno usufruito di disoccupazione indennizzata. Le domande per poter avere accesso alla pensione anticipata agevolata scadono il 30 giugno. La finestra temporale infatti è aperta dal primo maggio al 30 giugno per coloro che hanno maturato i requisiti entro l'anno. Coloro che invece matureranno i requisiti nell'anno successivo, dovranno fare richiesta dal primo gennaio 2018 al 31 marzo 2018.
Tutti quei lavoratori, la cui disoccupazione proviene dalla scadenza di un contratto a termine, non avranno diritto a fare richiesta dell'Ape Social. Questi infatti potranno accedere soltanto all'Ape di Mercato, di cui il governo deve ancora chiarire diversi aspetti. I ritardi sui decreti dell'Ape di mercato rendono inaccessibile anche la RITA, precisa per i lavoratori iscritti presso forme di previdenza complementare.
Quota 41: i requisiti
La Quota 41 consente l'accesso alla pensione anticipata a coloro che hanno iniziato a lavorare prima di 19 anni a patto però che abbiano lavorato per almeno 12 mesi, anche senza il versamento dei contributi. La Quota 41 però agevola soltanto alcune categorie di persone. In particolare coloro che sono incapaci di lavorare almeno al 74 per cento, coloro che alla presentazione della domanda convivono con coniuge o partente di primo grado che è portatore di handicap, disoccupati che non ricevano da più di tre anni la disoccupazione e coloro che svolgono lavori usuranti o notturni.
Dagli ultimi dati emerge che negli ultimi quattro anni lo Stato ha investito molto nelle pensioni. Infatti nei prossimi quattro anni la spesa in assegni pensionistici aumenterà di 26 miliardi di euro. Secondo gli studi condotti dal Centro Studi Unimpresa sull'ultimo documento di economia e finanza, la spesa in pensioni passerà da 261 miliardi del 2016 a 287 miliardi del 2020.