La Riforma de "La Buona Scuola" varata dal governo Renzi aveva promesso ai docenti che entro qualche anno le supplenze non avrebbero più avuto motivo di esistere, grazie al nuovo piano di assunzioni che prevede una riduzione drastica delle supplenze, fino alla loro definitiva scomparsa dal mondo delle Scuola. Le supplenze, infatti, sono ritenute come un metodo controproducente per la continuità scolastica e per la stabilizzazione del precariato scolastico.

All'inizio, la Buona Scuola si era proposta di stabilizzare circa 150 mila docenti precari, ma a conti fatti l'assunzione in ruolo ha riguardato solo 87 mila insegnanti, evidenziando così il fatto che il problema delle supplenze non è ancora affatto risolto.

Il Ministro Giannini aveva affermato che <<le supplenze ci saranno, ma saranno quelle fisiologiche, brevi>>, secondo quanto riportato da un articolo del sito Orizzonte Scuola, assicurando che la supplentite sarebbe stata sconfitta col concorsone dello scorso 2016.

La realtà che emerge dai numeri e dalle statistiche

In base ai dati che sono stati registrati, i dati relativi alle supplenze degli anni scolastici 2015/2016 e 2016/2017 dicono altro. Inoltre, il famoso triennio entro cui dovevano essere abolite le supplenze scade il prossimo anno e, analizzando i numeri reali di supplenze, sembra che non ci siamo proprio con i termini previsti dalla Buona Scuola.

Per il prossimo anno scolastico, le immissioni in ruolo saranno circa 35 mila, secondo Orizzonte Scuola, per cui circa 25 mila saranno i posti liberi a seguito dei pensionamenti, e a questi vanno aggiunti i posti trasformati in organico di diritto che dovrebbero essere circa 10 mila, per una spesa ministeriale che ammonterebbe ai 145 mila euro per l'anno 2018.

Proprio qualche giorno fa, il Ministro Fedeli ha chiesto a Padoan che le 10 mila cattedre dell'organico di diritto diventino 25 mila, per poter così avviare al meglio il prossimo anno scolastico, evitando i posti vacanti nelle cattedre come è successo nel corrente a. s. I problemi, si sa, sono legati alle finanze statali, perché per tenere in vita 25 mila cattedre servirebbero circa 400 mila euro solo per il 2018, denaro che tecnicamente non è disponibile.