Sembra proprio che a breve ci sarà una rivoluzione nel sistema pensionistico dei parlamentari italiani. Giovedì 25 Maggio, la proposta di legge a prima firma Matteo Richetti ha avuto l'approvazione della Commissione affari Costituzionali e adesso si appresta ad essere discussa in aula il giorno 30 Maggio. L'esame è sponsorizzato dal Movimento 5 Stelle e dal PD. La commissione affari Costituzionali ha apportato solo piccole modifiche e, tra le novità, c'è da segnalare l'entrata in vigore del calcolo delle Pensioni dei parlamentari che finalmente sarà solo contributivo.

Con questo disegno di legge i vitalizi scompariranno compresi quelli già esistenti.

Le novità

Abbiamo già accennato al fatto che le pensioni saranno calcolate tutte con il metodo contributivo ed inoltre dobbiamo segnalare che il sistema previdenziale dei politici verrà equiparato a quello dei dipendenti pubblici. Questa novità, si legge nel testo, sarà estesa, non solo ai parlamentari in carica e a quelli futuri, anche a quelli che hanno percepito vitalizi con l'ultimo mandato parlamentare. Nel disegno di legge si prevede la pensione a favore di tutti i parlamentari che abbiano fatto almeno 5 anni di mandato. I politici potranno godere della pensione a partire dai 65 anni di età e quando il sistema cambierà in contributivo le pensioni erogate non potranno essere superiori al trattamento già percepito.

Le intenzioni sembrano allinearsi a quanto già avviene con i dipendenti pubblici ma adesso bisognerà vedere come verrà accolta in aula la proposta. Questo non significa che il disegno di legge verrà approvato. I vitalizi in realtà sono stati già aboliti nel 2012, ma solo per i nuovi eletti. Attualmente per quei parlamentari eletti prima di tale data e che sono stati successivamente rieletti si applica un sistema basato su una quota degli assegni dei vitalizi e un'altra quota basata con il sistema contributivo.

Questa riforma potrebbe, secondo Matteo Richetti, avvicinare la politica agli italiani diminuendo i vantaggi che hanno i politici rispetto alla gente comune. Rimane comunque la differenza che per i politici l'età per andare in pensione è fissata ai 65 anni, mentre per la gente comune l'asticella è più alta ed è agganciata alla qualità della vita con avanzamenti a scadenze programmate. Negli emendamenti bocciati c'è quello del Movimento 5 Stelle che chiedeva di non garantire la pensione ai parlamentari che si sono resi autori di corruzione e mafia.