La maggior parte della comunicazione degli individui avviene attraverso il linguaggio del corpo, anche inconsapevolmente, a detta degli esperti, ed uno studio di Adecco e Career Builder e Adecco ha dunque messo a punto una guida, articolata in 7 punti, sulla postura da tenere per aumentare le proprie chances durante un colloquio di lavoro. Ecco le regole da seguire e gli errori da evitare.

Anzitutto occorre mantenere il contatto visivo col proprio interlocutore, perché questo consente di stabilire un rapporto di empatia, mentre se si sfugge al contatto visivo o si fatica a mantenerlo si trasmette una sensazione di insicurezza che, nel caso di un colloquio per un lavoro, non depone a favore della propria affidabilità.

Tra tutti gli errori che si possono compiere in una simile circostanza, questo è probabilmente il peggiore.

Davanti a qualcuno che possa reclutarci occorre poi dimostrare calma ed evitare nervosismo, occorre quindi evitare di agitarsi e muoversi troppo, anche con piccoli gesti come passarsi la mano nei capelli o lungo il viso (e, peggio ancora, non stare fermi mentre si è seduti su una sedia). La scompostezza dimostra scarsa padronanza di sé ed è segno di scompostezza anche un'eccessiva rigidità della postura. Muovere le mani durante un discorso è una cosa naturale e va semplicemente gestita con appropriatezza, non va evitata completamente.

Quanto più si sta dritti, tanto più si dà un'idea di forza e convinzione e dunque in un colloquio di lavoro occorre puntare i piedi per terra, sistemarsi compostamente sulla sedia e tenere la schiena ben dritti.

Una postura curva, viceversa, dà una sensazione di scarsa reattività, di persona scansafatiche o giù di lì.

La ricerca di un lavoro non è uno scherzo, ovviamente, ma è bene presentarsi a un colloquio con una certa rilassatezza, senza essere seriosi e con la faccia tirata, perché questo dà un'idea di persona con scarsa self-confidence, quindi frustrato o infelice o insoddisfatto.

Le risate sono bandite, sguaiate o meno che siano, perché non ci si trova a raccontarsi barzellette al bar, ma la capacità di sorridere allenta le tensioni e dà maggior naturalezza e scioltezza alla conversazione.

Una stretta di mano dice molto della persona con cui si ha a che fare in qualunque situazione e secondo l'analisi di Adecco e Career Builder oltre un candidato ogni 5 (il 21%) viene bocciato per il modo in cui ha stretto la mano al suo potenziale reclutatole.

Il modo in cui si stringe la mano dà la sensazione tattile di quanto si è convinti e quindi quanto più è debole la stretta tanto meno si risulterà convincenti ed affidabili. Ovviamente mentre si stringe la mano, con la dovuta energia, si deve guardare il proprio interlocutore negli occhi.

Prima di usarla per un convivente commiato, la mano non deve stare intrecciata con l'altra mano, né tanto meno i pollici devono girarsi l'un con l'altro o le braccia essere intrecciate. In psicologia tutti questi sono considerati atteggiamenti difensivi e mai come in un colloquio di lavoro la miglior difesa è l'attacco.

Convincere non significa compiacere e dunque continuare ad annuire con la testa può risultare irritante, come se si stesse prendendo in giro o poco sul serio la persona con cui si parla.

Annuire qualche volta ci può stare, ma quando proprio si vuole sottolineare una forte consonanza con l'altro, per il resto è bene dimostrare di essere attenti a quanto ci viene detto ma nulla più di questo.

Può sembrare stupido e superfluo, ma vista la posta in gioco forse è bene allenarsi a casa, simulando il momento iniziale del colloquio di lavoro che si andrà ad affrontare. E allora il consiglio è di avvicinarsi all'interlocutore evitando di avere un passo malfermo e goffo, sfoderare un sorriso sincero e stringergli la mano in modo convinto, mentre quando il colloquio è terminato il congedo deve avvenire senza fretta, perché altrimenti si dà l'impressione di voler scappare.