Torna ad accendersi il dibattito politico sul parametro dell'AdV, dopo l'interrogazione del Vice Presidente della Commissione lavoro alla Camera Walter Rizzetto (FDI) al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. "La c.d. aspettativa di vita è un parametro che di fatto innalza i requisiti temporali per poter accedere alla pensione. In questo contesto si vincolano ambiti quali le pensioni di vecchiaia, i precoci quota 41, le donne che vogliono accedere all'opzione donna e tutto quello che gravita attorno al sistema pensionistico italiano", ha spiegato il Parlamentare.
Si è quindi rivolto a Poletti chiedendogli di illustrare le posizioni dell'esecutivo riguardo ad un parametro definito nell'interrogazione come "vetusto, ingiusto, iniquo, anacronistico". Il rischio è infatti di spostare ancora una volta in avanti la data di ingresso nell'Inps ai lavoratori, creando di fatto un ulteriore appesantimento dei requisiti di quiescenza.
Pensioni, decisione sull'AdV rimandata all'autunno
Nel corso del dibattito è arrivata quindi la risposta di Giuliano Poletti, che ha però rimandato un'eventuale decisione ai prossimi mesi. "La normativa vigente prevede che l'eventuale revisione dei requisiti con effetto dal 2019 debba essere effettuata entro il 31 dicembre 2017, con decreto del Ministero dell'Economia e con il consenso del MdL, sulla base dei dati forniti dall'Istat".
Le evidenze dell'Istituto pubblico di statistica non saranno però rese disponibili prima del prossimo autunno, ha suggerito il Ministro. Ne consegue che "ad oggi non è possibile avanzare alcuna ipotesi rispetto a questa situazione". Nel corso della sua controreplica l'On Rizzetto ha quindi preso atto della risposta fornita, ribadendo però la necessità di intervenire al riguardo.
Anche perché, secondo l'esponente dei FDI: "l'aspettativa di vita è un parametro assolutamente ingiusto". Facendo riferimento ai dati dell'Osservatorio salute e ad uno studio pubblicato il 26/4/2016, il Parlamentare ha infatti spiegato che il parametro dell'AdV in realtà sta calando, anche per effetto di un calo del ricorso alle cure mediche da parte degli anziani.
Damiano: norma sbagliata, andrebbe cancellata
Sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente della Commissione lavoro On. Cesare Damiano, parlando di una "norma introdotta al tempo del Governo Berlusconi" e che "andrebbe cancellata". A tal proposito, il Parlamentare ha rimarcato la necessità di evitare ulteriori aumenti nei parametri di quiescenza. Risulterebbe "sbagliato e contraddittorio alzare l’età della pensione nel momento in cui decolla con successo l’APE Sociale, che anticipa la stessa età a 63 anni". Si prospetterebbe infatti uno "stop & go" difficile da comprendere per i lavoratori, che rischierebbe di appesantire una vicenda già delicata come quella della riforma previdenziale. Per l'On Damiano, il Ministro ha "saggiamente rimandato al prossimo autunno la discussione", visto che al momento l'ipotesi di un innalzamento di circa 5 mesi rispetto all'età della pensione di vecchiaia rappresenterebbe solo una supposizione.
"Il calcolo andrà fatto avendo a disposizione i dati dell’ISTAT, che verranno resi noti dopo l’estate". L'esponente Dem ha infine invitato il Governo ad affrontare la questione con i sindacati, "evitando di procedere in modo unilaterale" trattandosi di un tema già previsto dal verbale di accordo risalente allo scorso settembre.
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