Settimana importante in tema Pensioni quella che è appena partita. Il Premier Gentiloni, in questi giorni è uscito pubblicamente al TG1, confermando come l’Ape volontario dovrebbe partire entro l’estate. L’Ape sociale e quota 41, misure già attive, sembra stiano riscuotendo discreto successo. Nel frattempo, l’attenzione dell’opinione pubblica è incentrata sulla questione aspettativa di vita e sul fatto che si ipotizza un aumento dei requisiti di accesso per le pensioni future legate proprio alla stima di vita. L’occasione dell’incontro tra parti sociali e Governo di oggi 4 luglio, sarà occasione per affrontare questo delicato tema, insieme alla fase 2 di riforma che tratterà l’argomento correlato della pensione ai giovani di domani.

Una storia vecchia

In questi ultimi giorni è tornata in auge la questione dell’innalzamento dei requisiti per le pensioni a partire dal 2019. Innalzamento dovuto come sempre alla stima di vita per quel connubio nato con l’ultimo Governo Berlusconi e confermato anche dalla riforma Fornero. Un meccanismo contestatissimo che lega i requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione, all’innalzamento dell’aspettativa di vita come certificato ogni anno dall’Istat. La grave crisi economica del triennio 2010/2012, con lo spread schizzato alle stelle, impose una serie di interventi normativi e di sacrifici a diverse categorie di italiani, in prima fila i pensionati. Un articolo del noto quotidiano “Il Corriere della Sera", nella sua versione on line, nello spiegare le vie per anticipare la pensione, fa il punto anche sulla questione dell’aspettativa di vita e su quello che sarà il dibattito dell’incontro tra sindacati e Governo.

Nelle ultime ore sembra che il Governo abbia aperto alla possibilità di correggere i paventati aumenti legati alla stima di vita, rendendoli meno duri. Cancellare la Legge non è possibile perché gli interventi previdenziali della Legge di Bilancio entrata in vigore dallo scorso 1° gennaio, non ha previsto correttivi in questo senso.

Sarebbe servita una vera controriforma dell’ultima riforma Fornero, ma sono stati fatti solo piccoli interventi che hanno prodotto Ape e quota 41 e poco altro. Inoltre, il tavolo tecnico di oggi, proseguirà il lavoro di riforma che dovrebbe completarsi entro fine anno, a cavallo della Legge di Stabilità per il 2018, quindi in prossimità delle nuove elezioni politiche.

Interventi duri sulle pensioni, sarebbero poco popolari e metterebbero in cattiva luce una eventuale campagna elettorale della maggioranza di Governo. Ecco perché si nutre ottimismo su qualche correttivo che renda meno pesante l’ennesimo colpo da infliggere ai pensionati o futuri tali.

Detonare l’aspettativa di vita

L’ipotesi più probabile è quella di aumentare i requisiti di accesso, ma in maniera più leggera. Si potrebbe far salire il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, di un paio di mesi anziché di 4 come previsto. Al posto di far scattare di colpo l’età utile a 67 anni, rispetto ai 66 anni e 7 mesi di oggi, si potrebbe optare per 66 anni e 9 mesi. Un altro correttivo sarebbe allungare l’arco temporale entro cui far scattare questi aumenti.

In pratica, gli adeguamenti dei requisiti alla speranza di vita passerebbero da biennali a triennali. Oggi si comincerà a capire meglio la situazione, con un incontro che deve affrontare anche il discorso delle pensioni integrative da detassare, della pensione di garanzia per i giovani lavoratori di oggi e futuri pensionati di domani. Senza contare che ci sono da ampliare le dotazioni economiche per l’Ape sociale e quota 41, le due misure appena partite che hanno entrambe l vincolo dell’esaurimento dei fondi. Tutte operazioni di preparazione a quella che sarà la manovra finanziaria di fine anno. Interventi che trovano sponsor nelle forze di minoranza del Parlamento, nei sindacati ed anche in una parte della Maggioranza, come dimostrano le ultime dichiarazioni di rappresentanti di Governo della sinistra del PD, in prima fila il Presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano.