Le Pensioni sono ancora l’argomento principale, o almeno uno degli argomenti principali della politica italiana. Si tratta di riformare il sistema previdenziale che è fermo alla famigerata riforma Fornero così duramente contestata, perché molto aspra nei confronti dei lavoratori che vogliono andare meritatamente in pensione. Il 30 agosto è previsto un summit tra Governo e sindacati per proseguire i lavori di riforma, ma le indiscrezioni che trapelano sembrano lasciare poche speranze, perché nella prossima manovra finanziaria, le risorse disponibili saranno spese soprattutto per le politiche del lavoro e dell’occupazione giovanile e non per la previdenza.

La Legge Fornero resta in vigore e diventa più dura che mai per via degli inevitabili inasprimenti che l’aspettativa di vita provocherà dal 2019, in termini di requisiti di accesso alle pensioni. Ancora viva la Legge Fornero, ma ancora viva anche la Deroga Fornero, il cosiddetto salvacondotto che permette di anticipare l’uscita dal lavoro per diversi lavoratori.

Come funziona

Il Decreto Salva Italia del Governo Monti è quello a cui addebitare le colpe della situazione pensionistica oggi. In quel decreto che chiedeva agli italiani molti sacrifici sull’altare dello spread e della crisi, entrò in scena la riforma delle pensioni targata Fornero. I requisiti di accesso alle pensioni in un solo colpo, diventarono più pesanti, con la pensione di anzianità cancellata in favore della pensione anticipata, cioè da 40 anni a 42 anni e 10 mesi di contributi necessari per la quiescenza.

La pensione di vecchiaia passò da 65 anni ad oltre 66 ed oggi, si prospettano ulteriori aumenti per via dell’aspettativa di vita. Consci degli inasprimenti che stavano inserendo nel sistema, i tecnici lasciarono una porta aperta con la Deroga Fornero, uno scivolo anticipato per la pensione per coloro che erano prossimi alla pensione e che sarebbero stati tra i più penalizzati dagli inasprimenti.

Il salvacondotto infatti consente di lasciare il lavoro a 64 anni di età per quanti al 31 dicembre 2012 avevano raggiunto 35 anni di contributi e 61 di età, oppure 36 anni di contributi e 60 di età. Per le dinne ancora meglio, perché di contributi necessari ne servono solo 20, sempre chiusi prima del 2013.

Ultimi correttivi e possibilità

Conti alla mano, essendo una misura che prevede requisiti specifici pregressi, questo sarà l’ultimo anno in cui si sentirà parlare di questa deroga. Tra l’altro, ultimamente l’argomento è oggetto di una proposta correttiva e di diverse interrogazioni a nome dell’Onorevole Gnecchi, braccio destro dell’ex Ministro Damiano nella Commissione Lavoro della Camera. Per il 2017, solo i nati fino al 1952 potranno richiedere la pensione anticipata con questa misura, perché nel 2018 questi soggetti avranno 66 anni e rientreranno nelle normali scadenze previdenziali oggi vigenti, così come i nati dal 1953 in poi. Un primo correttivo che allarga la platea di beneficiari è stato già applicato, con l’Inps che ha corretto l’interpretazione restrittiva data alla norma che prevedeva l’obbligo di rispettare il paletto della continuità lavorativa al 28 dicembre 2011.

Infatti, inizialmente erano tagliati fuori coloro che pur centrando i requisiti al 31 dicembre 2012, non risultavano ingaggiati ed al lavoro prima del 2012, per qualsiasi motivo. Adesso le proposte mirano ad estendere i contributi figurativi come validi al calcolo dei versamenti necessari sempre al 31 dicembre 2012. Insomma, cantiere aperto anche se trattasi di misura prossima alla fine.