La pensione nel 2019 dovrebbe slittare di diversi mesi in termini di età minima per la pensione di vecchiaia. Questo lo scenario che si prevede per la previdenza sociale italiana. L’adeguamento dei requisiti previdenziali all’innalzarsi della vita media degli italiani, da anni è una prassi consolidata. L’aspettativa di vita che incide pesantemente sui requisiti di accesso alle Pensioni è tornata in auge per la proposta di bloccare quella già prevista per il 2019. Una proposta pervenuta da schieramenti politici sia di maggioranza che di minoranza e soprattutto, con la presenza tra di loro di ex ministri quali Sacconi e Damiano.
Dai tecnici dello Stato però le notizie non sono buone, perché sembra che adeguare le pensioni all’aspettativa di vita sia necessario per la stabilità del sistema.
In pensione a 67 anni
Tanto per essere chiari, oggi la pensione di vecchiaia si percepisce con almeno 20 anni di contribuzione versata e con 66 anni e 7 mesi di età. Il prossimo mese di settembre sarà quello scelto per la decisione sull’adeguamento delle pensioni all’aspettativa di vita. In pratica, seguendo i dati Istat che periodicamente certificano la durata media di vita degli italiani, il Governo dovrà emanare un decreto Ministeriale che sancisca la nuova età pensionabile, adeguata proprio all’aspettativa di vita. Le previsioni parlano di 5 mesi aggiuntivi agli attuali requisiti.
Nel 2019 quindi, la pensione dovrebbe salire a 67 anni di età. Parlare solo di rischio è abbastanza riduttivo perché siamo di fronte ad un aumento molto più che probabile. La quasi certezza viene confermata da una analisi della ragioneria di Stato, che sicuramente non lascia molto spazio all’idea di cancellare quello che risulta essere un meccanismo in voga dall’ultimo Governo Berlusconi e che i successivi, non solo non hanno revocato, ma addirittura potenziato.
Conti e pensioni a rischio
Come riportato da diverse testate giornalistiche, secondo i ragionieri del Governo, bloccare l’aspettativa di vita e quindi l’innalzamento dei requisiti previdenziali mette a rischio collasso la già precaria situazione della previdenza nostrana. I tecnici hanno ribadito come sia impossibile bloccare questo meccanismo che è uno di quelli capaci di stabilizzare i conti della previdenza sociale, soprattutto in paesi con un debito pubblico rilevante come lo è l’Italia.
Modificare il sistema significherebbe mettere a rischio la sostenibilità dello stesso, mettendo a rischio gli importi delle pensioni in pagamento o addirittura la cessazione degli assegni pensionistici. Tra l’altro, sempre la ragioneria, conferma come il male non sia esclusivamente l’aspettativa di vita, perché la pensione a 67 anni arriverebbe comunque nel 2021, anche se le proposte di congelare gli inasprimenti venga accettata. Questo perché è la BCE e la Commissione Europea, in materia previdenziale ha obbligato l’Esecutivo ad introdurre nel sistema previdenziale una clausola di salvaguardia che obbligherebbe comunque a spostare a 67 anni l’età minima pensionabile.