Pensioni e lavoro restano temi molto cari agli italiani, soprattutto in un momento in cui c'è da fare i conti con un'incertezza economica che deriva dalla necessità di far luce sulle nuove procedure per congedarsi dal lavoro e dalla mancanza di occupazione per molti, giovani e non.

Pensioni: il ruolo del'Istat

Non è ancora ufficiale, ma per il momento ci si affida a quelle che sono le indiscrezioni che arrivano da fonti bene informate e che sono riprese da giornali autorevoli come quotidiano.net. Sarebbe, infatti, pronta ad essere spedita una lettera a firma dell'Istat verso il Ministero del Lavoro e quello dell'Economia che indicherebbe un dato che da una parte risulta piacevole, dall'altro farà invece storcere il naso a qualcuno.

L'aspettativa di vita degli italiani è cresciuta e questo, per forza di cose, innescherà un meccanismo che dovrebbe portare ad un innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni, cinque mesi in più rispetto al limite precedente. Solo un'intervento in manovra da parte del Governo potrebbe cambiare le carte in tavola.

L'innalzamento dell'aspettativa di vita dovrebbe comportare ulteriori scatti: nel 2021, ad esempio, potrebbero essere necessari 67 anni e 3 mesi, 68 anni nel 2031, 68 anni e 5 mesi nel 2037, 69 e un mese ne 2045 e, sempre secondo riporta quotidiano.net, fino 70 anni e 6 mesi nel 2065.

Pensioni: dibattito ancora aperto

Presto sarà avviato un tavolo di consultazioni attorno a cui, oltre al Governo, si siederanno anche i Sindacati, che proprio sulla questione innalzamento dell'età pensionabile annunciano battaglia.

C'è opinione diffusa che equiparare tutte le categorie di lavoratori rappresenti un artificio pericoloso, dato che non tutti i lavori portano allo stesso tipo di logorio. Allo stesso tempo non viene vista di buon grado la possibilità che le donne, improvvisamente, siano costrette a dover lavorare due anni in più per effetto dell'intenzione di equiparare i generi e per l'innalzamento dell'età pensionabile derivante dall'aumento dell'aspettativa di vita.

Le sigle, infatti, puntano allo "sconto" di un anno di contributi per ogni gravidanza portata avanti da una donna, fino ad un massimo di tre.

Tra le proposte dei sindacati potrebbe esserci una "pensione di garanzia per i giovani" (da 650-670 euro mensili) e altre misure destinate a fungere da previdenza integrativa per le fasce più deboli. Ad ottobre la partita potrebbe essere chiusa.