L'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha pubblicato ieri il rapporto "Preventing Ageing Unequally". Questa relazione esamina come le due mega-tendenze globali dell'invecchiamento della popolazione e delle crescenti disuguaglianze stanno interagendo tra di loro. Per l'Italia il quadro non è confortante, soprattutto in ambito lavoro e disoccupazione. Il documento ufficiale da cui è stato tratto questo articolo si trova sul sito ufficiale OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development).
Cos'è l'OCSE?
L'OCSE è un'organizzazione internazionale che si occupa di studi economici.
Fondata nel 1961, ha sede a Parigi. Finanzia la sua attività grazie ai contributi dei 35 stati associati, tra cui figura l'Italia. Il suo scopo è sostenere la crescita economica consigliando ai vari stati quali misure adottare e quindi come conservare una stabilità finanziaria. Di riflesso, gli obiettivi conseguibili sono: favorire l'occupazione, un maggiore tenore di vita e migliorare la qualità della vita nei paesi membri.
OCSE: Italia nel 2050 tra i paesi più vecchi al mondo
L'OCSE delinea uno scenario non esattamente confortante per l'Italia. Di questo passo, nel 2050, dopo Giappone e Spagna saremo il paese con più anziani, tanto che per ogni 100 persone nella fascia 20-64, ve ne saranno 74 over 65.
Ma non solo, il reddito delle persone anziane, in controtendenza, è cresciuto di più rispetto ai giovani. In tal senso il tasso di povertà giovanile si è incrementato, mentre quello della fascia over 65 ha subito una flessione. Il tasso di occupazione negli anni 2000 è cresciuto nella fascia 55-64 del 23% ma è crollato di oltre 11 punti percentuali quello dei giovani nella fascia 18-24.
La situazione stipendi dei lavoratori non è certo di quelle più rosee: le donne in particolare hanno uno stipendio più basso rispetto alla controparte maschile di oltre 20 punti percentuali, spesso costrette ad abbandonare il lavoro per prendersi cura della famiglia.
OCSE: come uscire dalla crisi
Un vero e proprio campanello d'allarme in un binomio di povertà e disoccupazione in cui si intravede uno spiraglio di luce.
Secondo l'OCSE per uscire da questa critica situazione bisogna partire dal basso, dalla preparazione nelle scuole. Una maggiore qualità dell'educazione e dei servizi dell'infanzia nella fascia di popolazione più svantaggiata consentirebbe un maggiore apporto delle donne al mondo lavorativo. Bisognerebbe inoltre migliorare la fase di "passaggio" dalla scuola al mondo del lavoro per impegnarsi a diminuire la disoccupazione di lunga durata.
Se hai trovato utile questo articolo e ti interessa rimanere sempre aggiornato sulle news dal mondo del lavoro, clicca su "Segui" in cima all'articolo.