La Legge di Bilancio ha deluso quanti si aspettavano interventi previdenziali importanti, all’insegna delle flessibilità e della controriforma della tanto odiata Legge Fornero. Nulla o quasi sarà inserito nella previdenza sociale italiana nell’anno 2018, ad esclusione di piccoli aggiustamenti delle misure uscite nel 2017, cioè l’Ape sociale e la Quota 41 per lavoratori precoci. Nel 2018 quindi saranno utilizzabili tutte le norme previdenziali e le uscite dal lavoro consentite già quest’anno. Ecco quali sono tra misure ormai conosciutissime ed altre meno note.
Pensione di vecchiaia e sue scorciatoie
La pensione di vecchiaia si centrerà anche l’anno prossimo con 66 anni e 7 mesi di età nonché 20 anni almeno di contributi previdenziali versati. L’unica novità riguarda l’universo delle lavoratrici, perché dal 2018 anche per loro quella sarà la soglia da raggiungere, cioè un anno in più di quanto previsto fino al prossimo 31 dicembre. L’Ape sociale e quello volontario di cui il 17 ottobre è uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto Attuativo sono vie di uscita anticipate proprio rispetto alla pensione di vecchiaia. L’Ape sociale però è destinata a soggetti in condizioni di disagio fisico o lavorativo e soprattutto prevede maggiori periodi di contributi versati.
Si parte per tutte e due le versioni da almeno 63 anni di età. Servono 30 anni di versamenti per i disoccupati senza Naspi da 3 mesi ed a prescindere da come abbiano perduto il lavoro. Lo stesso per invalidi e caregivers se trattasi di soggetti disabili almeno al 74%. Necessari 36 anni dei quali 6 degli ultimi sette versati in attività lavorative gravose come previste dalla scorsa manovra finanziaria.
Per l’Ape volontario invece, i contributi sono 20 ma la pensione non è altro che un prestito bancario erogato tramite l’Inps, gravato di spese ed interessi e da restituire in rate mensili e per 20 anni quando si arriverà per davvero alla propria pensione di vecchiaia.
L’anzianità o pensione anticipata
Una volta si chiamava pensione di anzianità, ma con la riforma Fornero fu ribattezzata pensione anticipata.
Si centra con 42 anni e 10 mesi di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica del lavoratore. In questa misura fino al 31 dicembre 2018 per le lavoratrici è previsto l’abbuono di un anno, cioè a 41 anni e 10 mesi di età. Uno scivolo in questa direzione è rappresentato da Quota 41, la pensione destinata ai precoci. In questo caso infatti bastano 41 anni di contributi versati, dei quali almeno uno prima dei 19 anni di età e sempre se trattasi di soggetti in grave disagio, gli stessi previsti per l’Ape sociale.
Chi rientra con le vecchie regole
Anche nel 2018 a determinate condizioni molti soggetti potranno andare in pensione con le regole antecedenti la Fornero. Si tratta di tutti quei lavoratori che hanno centrato i requisiti per il pensionamento prima del 2012, quando entrò in vigore la Legge Fornero.
In base alla vecchia normativa infatti, nel 2018 chi ha 20 anni di contributi e 65 anni e 7 mesi può lasciare il lavoro se uomo o lavoratrice statale, mentre si scende a 31 anni e 10 mesi se lavoratrice del settore privato. La pensione di anzianità invece seguiva il meccanismo quota. Infatti, fino al 2012 vigeva la famosa Quota 96, con la pensione che si centrava con 60 anni di età e 36 di contributi, oppure 61 anni di età e 35 di contributi. Al meccanismo si applicavano le frazioni di anno, pertanto consentita l’uscita anche con 60 anni e mezzo di età e 35 e mezzo di contributi. Nel 2018 si deve raggiungere quota 97,6, il tutto per via dell’adeguamento dei requisiti all’aspettativa di vita.
Questo il meccanismo che viene applicato ai lavoratori per i quali i legislatori hanno messo a punto gli 8 provvedimenti di salvaguardia ancora attivi. Restano in vigore inoltre le misure particolari quali Opzione donna che consente l’uscita a 57 anni e 7 mesi di età con 35 di contributi. In questo caso i contributi devono essere maturati entro il 31 luglio 2016. Con 61 anni e 7 mesi invece si centra lo scivolo anticipato per usuranti e lavoratori notturni. Per il 2018 cancellati il meccanismo delle finestre mobili e dell’aspettativa di vita per quest’ultima misura.