Il Documento di Economia e Finanza ha superato un altro step, quello del parere della Commissione Lavoro della Camera. Un passaggio obbligatorio della nota di aggiornamento del DEF, un atto molto importante del Governo che mette in luce tutte le previsioni di spesa per la Legge di Bilancio e per l’anno 2018. La Commissione Lavoro della Camera è quella presieduta da Cesare Damiano, soggetto tra i più attivi in materia di riforma previdenziale. La Commissione ha licenziato favorevolmente la nota di aggiornamento del DEF, ma non senza muovere alcuni appunti.

Sulle Pensioni specialmente, molte sono le richieste che Damiano fa al Governo. Vediamo di cosa si tratta e se quanto sollevato dalla Commissione può portare a concreti risultati nella Legge di Bilancio.

Tutto ok in Commissione

Come di consueto, dopo sei mesi dalla sua uscita, il Documento di Economia e Finanza viene sottoposto a revisione, cioè viene fatto un aggiornamento che deve superare il parere favorevole del Parlamento, comprese le varie Commissioni. Infatti, nonostante sia esclusivamente la Commissione Bilancio quella preposta alla lavorazione del DEF, la nota di aggiornamento deve ottenere il via libera anche delle altre commissioni, ciascuno per quanto di sua competenza. Un atto questo che fissa le politiche e le strategie che il Governo ha in mente di approntare per la Legge di Bilancio dell’anno successivo, quindi per il 2018.

Dal momento che siamo in tema di correzione del sistema previdenziale è evidente che la strategia del Governo in materia pensioni, con tutte le ipotesi di spesa da destinare al tema, ha interessato molto da vicino la Commissione Lavoro che comunque ha licenziato positivamente la nota di aggiornamento, lasciando però diversi interrogativi.

Dalla previdenza ai giovani

Come dicevamo, diverse le osservazioni mosse dalla Commissione Lavoro al Governo. In primo luogo, in tema previdenza, la Commissione chiede che venga posticipato a giugno 2018 il decreto che dovrebbe valutare se applicare gli aumenti dei requisiti di accesso alle pensioni derivanti dal meccanismo dell’aspettativa di vita.

Il decreto previsto per fine 2017 dovrebbe confermare quanto previsto dalla riforma Fornero, cioè l’innalzamento dell’età di primo accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019, nonché lo spostamento dei contributi minimi necessari per la pensione anticipata a 43 anni e 3 mesi, sempre dal 2019. La Commissione chiede di spostare all’anno venturo la decisione, per valutare meglio il trend dell’aspettativa di vita che secondo l’Istat, per il 2015 al posto di aumentare è diminuita.

Inoltre, il maggior tempo richiesto servirà anche per mettere in piedi azioni che riescano a valutare attentamente le differenze di vita media in base al lavoro svolto. La Commissione poi, chiede che vengano effettuati i calcoli su quanto si è risparmiato dalle 8 salvaguardie esodati per verificare se ci siano soldi non spesi da poter girare alle nuove e sopraggiunte esigenze pensionistiche.

Viene chiesta attenzione anche alle problematiche delle donne in sede di quiescenza per via del fatto che le stesse spesso sacrificano il lavoro per i lavori di cura della famiglia. Secondo la Commissione, andrebbero avviate azioni che tutelino queste donne lavoratrici con figli o con disabili a carico.

Per i precoci bisognerebbe allargare le maglie di quota 41, per permettere a tanti che oggi verrebbero esclusi, di rientrare nella misura di pensione anticipata. Osservazioni anche sul tema lavoro e sui giovani, con la necessità di completare quanto prima la fase 2 con la pensione di garanzia per i giovani. Inoltre, sempre sul tema lavoro, si richiede di rendere strutturale e di ampliare il congedo di paternità, di allungare la durata degli ammortizzatori sociali per le aree cosiddette di crisi complessa e della Naspi e di rifinanziare le operazioni di sostegno alla contrattazione di secondo livello, in maniera tale da favorire le azioni di conciliazione casa lavoro.