Da una parte c'è chi continua a subirne i disastrosi effetti e continua a reclamare l'abolizione o comunque importanti modifiche alla riforma Pensioni targata Fornero varata nel 2011 dal Governo Monti con il sostegno della maggioranza parlamentare di larghe intese alla tedesca. Dall'altra c'è chi continua a difendere a spada tratta la legge Fornero per i positivi effetti sul piano finanziario sottovalutando però, è il caso di dirlo, le ricadute negative sul piano sociale: dalla disoccupazione giovanile che continua a salire inesorabilmente agli ultrasessantenni stremati dalle fatiche ancora al lavoro a prescindere dal lavoro svolto.

Pensioni, la Banca d'Italia dice no alla rottamazione della legge Fornero

Per non parlare di chi ha cominciato a lavorare in giovanissima età, ha già versato 41 anni e passa di contributi, ma non può andare in pensione per effetto della legge Fornero che innalzò drasticamente l'età pensionabile (che continua a salire in automatico) e ancora spera nell'estensione a tutti i lavoratori precoci della cosiddetta Quota 41. Mentre le lavoratrici che reclamano la proroga della soluzione sperimentale di Opzione donna chiedono a gran voce al governo e all'Inps la pubblicazione dei dati emersi dal contatore appositamente creato per monitorare le uscite. E in questo contesto di speranze alimentate e promesse disattese da parte del Governo Renzi prima e del Governo Gentiloni poi c'è chi insiste per tenere le cose così come stanno senza modificare la legge Fornero.

A tornare oggi sulla questione il governatore della banca d'Italia.

Secondo il governatore Visco la riforma pensioni del 2011 sostiene il debito

Secondo Ignazio Visco la sostenibilità del debito pubblico italiano è fuori discussione in base alle previsioni delle entrate e delle spese pubbliche nel lungo periodo. "E' un risultato, questo, delle riforme - ha dichiarato oggi il governatore di Bankitalia - che hanno garantito l'equilibrio del sistema pensionistico, cancellando - ha sottolineato Visco - quasi un terzo delle passività implicite accumulate fino ai primi anni novanta e mettendolo in condizione - ha specificato secondo quanto riporta l'Ansa - di sostenere shock demografici o macroeconomici avversi".

Visco praticamente ha ribadito oggi le stesse posizioni espresse nei giorni scorsi in audizione parlamentare alla Camera sia dai dirigenti della Banca d'Italia sia dai rappresentanti della Corte dei Conti.