Una intesa monca quella che è uscita fuori dal tavolo tecnico tra Governo e sindacati della settimana scorsa. La proposta dell'Esecutivo circa i correttivi al pacchetto pensioni previsto dalla Manovra di Bilancio ha trovato il disco verde di Cisl e Uil ma non quello della Cgil che addirittura prepara una manifestazione di protesta per i primi di dicembre che è stata avallata anche dai partiti di opposizione. Nonostante il mancato pieno gradimento da parte delle tre sigle sindacali, il Governo prosegue per la strada intrapresa e quanto proposto comincia ad ottenere i primi via libera dal Parlamento.
La commissione Bilancio del Senato infatti ha licenziato positivamente i primi emendamenti al pacchetto pensioni.
Ok allo stop per l’aspettativa di vita
La manovra finanziaria dal punto di vista delle dotazioni economiche è imponente dato che vale 20 miliardi. Il fatto che ben 16 miliardi di questi 20 siano spesi per le clausole di salvaguardia e per evitare l’aumento dell'Iva, lascia a disposizione poco per il capitolo previdenziale, almeno per il 2018. Quello che il Governo prevede di spendere per le pensioni è di 300 milioni e proprio su quella cifra, considerata irrisoria che la Cgil è sul piede di guerra. Una riforma delle pensioni di cui si è parlato a lungo da un anno a questa parte, con i tavoli che valutavano iniziative per i giovani e per le donne nella cosiddetta fase 2.
Nulla si è fatto e nulla si farà proprio per la questione della coperta corta dal punto di vista dei soldi. La proposta del Governo che adesso è stata licenziata positivamente dalla Commissione Bilancio conferma lo stop all'aspettativa di vita per i lavoratori gravosi per i quali si passa da 11 a 15 categorie. Ma è un intervento che sortirà effetti nel 2019, perché è da quell’anno che l’aspettativa di vita provocherà l’aumento dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia e quello dei contributi necessari per la pensione di anzianità o anticipata come si chiama adesso.
In pratica per la quasi totalità dei lavoratori dal 2019 i requisiti di accesso alla quiescenza saliranno per l’ennesima volta, ad esclusione delle ormai note 15 attività lavorative considerate logoranti.
Provvedimenti utili nel 2018?
Per il 2018 il pacchetto pensioni, corretto con gli emendamenti approvati in Senato presenta solo l’estensione dell'Ape sociale.
Estensione che riguarda le ultime 4 categorie di lavori gravosi che il governo ha considerato per la questione aspettativa di vita. In pratica, un mini ritocco che riguarda agricoli, siderurgici, marittimi e pescatori che come per le 11 categorie inizialmente previste devono fare i conti con paletti e vincoli che rendono difficilmente centrabile l’Ape sociale. Su questo la Cgil ha già espresso il suo parere negativo perché per esempio, i braccianti agricoli sembrano uscire penalizzati dal provvedimento nonostante siano tra i pochi lavoratori che sono stati fatti rientrare nella nuova Ape sociale. Bisognerà aver svolto l’attività di bracciante in 7 degli ultimi 10 anni di lavoro, cosa difficilmente raggiungibile da lavoratori che per questioni climatiche e di campagne, lavorano solo per una parte di anno, come dimostra il continuo sfruttare la disoccupazione agricola loro destinata da parte dell'Inps.
Un po’ quello che è successo agli edili che facevano parte dei lavori gravosi previsti lo scorso anno, che dovevano centrare 6 anni di lavoro negli ultimi 7. Molti auspicavano un intervento a correggere questa evidente anomalia, intervento assente ma che non è detto ritorni in auge nei prossimi passaggi parlamentari della manovra. Una speranza in questo senso la da il fatto che la Commissione Bilancio ha chiesto al Governo di considerare correttivi per gli infermieri che operano su turni. Viene sottolineata dalla Commissione, la necessità di evitare per questi il paletto della continuità lavorativa (7 anni degli ultimi 10) come infermieri su turni. Inoltre si sprona il Governo a voler considerare alla stregua di questi infermieri, anche gli Oss, gli operatori socio sanitari che lavorano come gli infermieri, su turni.