La partita a scacchi sulle Pensioni è ancora viva e probabilmente non terminerà fino a quando la manovra finanziaria non vedrà la sua definitiva approvazione in Parlamento. Dopo la proposta del Governo che ha sancito lo strappo tra i sindacati, con Uil e Cisl possibilisti sull’intesa e con la Cgil che ha promosso una manifestazione di protesta il 2 dicembre, arriva anche un possibile emendamento dell’Esecutivo. Il Ministro Poletti ha ribadito le intenzioni di Palazzo Chigi che sta approntando un nuovo intervento a correzione del pacchetto pensioni della manovra di bilancio.
Un emendamento che avrà come oggetto le donne e gli sconti in termini di contributi per le pensioni da accordare a loro ed un’altra estensione di perimetro di applicazione dell’Ape Sociale. Buone intenzioni sicuramente, ma che per la Cgil hanno dato ancora più forza alle considerazioni non positive date dal sindacato.
I numeri contrastanti
Quando si interviene con provvedimenti che riguardano lavoro e pensioni, spesso i numeri che li accompagnano sono contrastanti e diversi a seconda di chi li osserva. Generalmente quando un Governo avvia una nuova misura o un nuovo provvedimento, le stime sui soggetti a cui queste azioni sono destinate sono sempre gonfiati. Sarà un modo per detonare possibili problemi di copertura, fatto sta che anche sulla storia dei lavori gravosi che passano da 11 a 15 e sull’estensione di platea dei beneficiari dell’Ape Social che ne deriva, i numeri dell’esecutivo sono contestati dal sindacato.
Le 11 attività gravose previste dalla manovra finanziaria dello scorso anno (maestre di asilo, infermieri ed edili su tutti) sono state implementate da lavoratori in siderurgia, agricoltura, pesca ed i marittimi. A questi oltre che concedere eventualmente l’Ape sociale sarà congelato l’aumento di età derivante dall’aspettativa di vita nel 2019.
Inizialmente si parlava di un numero di nuovi soggetti tra i 20 ed i 30mila a cui il provvedimento avrebbe portato benefici. In evidente sovrastima il Governo ha aggiornato i suoi numeri scendendo a 14.600 lavoratori che ne beneficeranno nel 2019. Numeri ancora troppo alti per la Cgil che parla di appena 8.000 soggetti.
Tutti i perché che non vengono considerati
Secondo la Cgil e secondo quando riporta l’Ansa le stime del Governo non tengono in considerazione alcuni dati molto importanti. Prima di tutto nel 2019 saranno pochi quelli che riusciranno a racimolare i 42 anni e 10 mesi di contributi necessari per la pensione anticipata tra agricoli, siderurgici e tutte le altre attività gravose a cui viene concessa l’esenzione dagli inasprimenti dell’aspettativa di vita. conseguenza della mancanza di programmazione degli ultimi Governi, stessa strada dell’attuale che continua a non prevedere nulla per i giovani. Inoltre non vengono considerati gli innumerevoli paletti che rendono la misura non facile da centrare.
Secondo il sindacato della Camusso per esempio, i braccianti agricoli saranno penalizzati nonostante siano stati inseriti tra coloro a cui bloccare l’aumento dell’età pensionabile e tra i beneficiari dell’Ape sociale. Una attività lavorativa questa, legata solo a periodi particolari dell’anno ed alle condizioni climatiche alla stregua degli edili. Appare facilmente ipotizzabile che molti braccianti non riusciranno a racimolare 7 anni di contributi negli ultimi 10 come richiesto dalla modifica del vincolo della continuità lavorativa per l’Ape sociale. Lo stesso vincolo che ha di fatto escluso molti edili dalla misura lo scorso anno e che il Governo sembra continuare ad inserire proprio per tagliare la platea dei beneficiari e ridurre l’esborso.