Nel corso del 2018 tornano gli adeguamenti degli assegni previdenziali per via della crescita dell'inflazione. La misura è risultata nulla nello scorso biennio, ma l'Istat ha certificato un nuovo incremento del parametro nel corso di quest'anno. Fino a settembre 2017 i tecnici hanno segnato un valore stimato a +1,3%, pertanto appare ormai consolidato che il prossimo anno vi sarà un nuovo aggiornamento degli emolumenti. Si tratta in ogni caso di un tasso provvisorio e ancora non reso disponibile nero su bianco. Per avere la conferma ufficiale bisognerà comunque attendere che il Ministero del lavoro e quello dell'economia pubblichino il decreto ufficiale, la cui uscita è attesa entro la fine del corrente mese.

Sono comunque in molti ad averci contattato negli scorsi giorni per chiederci quale sarà l'effettivo impatto sulle future mensilità. Vediamo quindi cosa cambierà per gli assegni nel 2018 con un nuovo approfondimento sulla vicenda.

Come verrà applicata la rivalutazione e cosa cambierà per l'assegno di base

Partiamo con il dire che la rivalutazione non sarà riconosciuta nella usa interezza, perché una piccola parte (corrispondente al -0,1%) dovrà essere trattenuta come compensazione per il dato definitivo dei valori precedenti (con particolare riferimento all'anno 2014). Il coefficiente percentuale applicato dovrebbe quindi essere dell'1,2%. Sulla base di questo dato, la stima per l'assegno di base corrisponde a 507,92 euro al mese (contro l'attuale importo di 501,89 euro).

Pensioni e inflazione: il meccanismo di aggiornamento a scaglioni

Per tutti gli altri importi degli assegni resta in vigore il meccanismo di rivalutazione a scaglioni introdotto con la legge n. 147 del 2013 e successivamente prorogato con il c.d. Bonus Poletti nel 2015. Entro tre volte il trattamento minimo sarà offerta una rivalutazione piena dell'assegno.

Per gli importi superiori a tre volte e fino a quattro sarà garantito il 95%, che diventa il 75% per gli assegni superiori a cinque volte. Si scende quindi al 50% per chi possiede assegni superiori a cinque volte il minimo ed al 45% per chi percepisce pensioni superiori a sei volte.

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