Sui social network si pone sempre più l'accento sulla questione "privacy" nelle scuole, in particolar modo dopo la diffusione, su Facebook, della notizia dell'insegnante richiamata dai genitori di un alunno per aver comunicato a voce alta, all'intera classe, i voti mediocri del figlio. Ciò ha chiaramente sollevato delle polemiche.
Scuola e tutela della privacy
Registrare, fotografare o filmare un insegnante non è, di per sé, un atto che comporti violazione della privacy, almeno finché tale materiale non viene postato in rete o diffuso, divenendo pertanto di pubblico dominio.
In questo caso si può parlare di vero e proprio trattamento dei dati personali che, se non autorizzato dal diretto interessato, prevede sanzioni che possono variare dai tremila ai diciottomila euro.
Registrare una lezione per uso didattico non può essere quindi considerata violazione della privacy, ma prima di diffondere eventuale files audio o video è chiaramente necessaria l'autorizzazione del docente.
Privacy e regolamento di istituto
Per ogni tipo di violazione della privacy all'interno della scuola ci si deve rifare sempre al regolamento interno d'istituto, ancora prima di intraprendere specifiche azioni legali. Se nel regolamento è esplicitamente impedito l'utilizzo di Smartphone o altra strumentazione elettronica che permetta l'acquisizione di audio, immagini e video, allora anche solo la detenzione da parte dello studente di tale materiale potrà essere sanzionata in relazione all'entità della violazione.
Il dibattito sui social
La polemica sulla privacy ha acceso gli animi di quanti, sui social, lamentano le nuove procedure scolastiche volte a garantire la tranquillità di studenti e docenti all'interno del contesto scolastico. Tali norme, a detta dei frequentatori dei numerosi gruppi Facebook sull'argomento, non tutelerebbero del tutto i docenti, favorendo (o comunque tollerando) comportamenti inadeguati da parte degli studenti.
La diffusione online, attraverso canali come Twitter o YouTube, di video in cui studenti indisciplinati si rivolgono ai propri docenti utilizzando un linguaggio inappropriato al contesto scolastico, pone l'argomento al centro di un dibattito più ampio, focalizzato non solo sul ruolo del docente ma anche su quello del genitore/educatore e sull'eventuale attribuzione delle responsabilità per il verificarsi di simili episodi.