Il Natale ha portato un regalo agli oltre 3 milioni di lavoratori del Pubblico Impiego. Dopo quasi un decennio, il Pubblico Impiego si dota di un nuovo contratto collettivo nazionale. La novità riguarda solo il Comparto della Pubblica Amministrazione Centrale, quello dei Ministeri, del Parastato e delle Agenzie non fiscali. Di fatto, però, l’accordo riguarda tutto l’universo dei lavoratori statali e pertanto la trattativa si può considerare chiusa. Dopo tre manovre finanziarie e dopo una sentenza della Corte Costituzionale ai lavoratori sarà aggiornato lo stipendio, saranno elargiti arretrati e saranno applicate nuove norme.

Una vera riforma

La scintilla per il rinnovo è scoccata nel 2015, con la famosa sentenza della Consulta relativa all’incostituzionalità del blocco degli stipendi imposto dal Decreto Salva Italia di Monti e dalla cosiddetta Legge Fornero. Di Legge di Stabilità in Legge di Stabilità, l’operazione rinnovo è di 2,8 miliardi di euro. Il rinnovo del contratto rappresenta la chiusura di un cerchio, quello della riforma della PA che il Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia ha portato a compimento. Comparti che da 11 passano a 4 e superamento delle regole della precedente riforma dell’ultimo Governo Berlusconi e del Ministro Brunetta sono tra le misure più importanti. Lo stipendio tabellare o fisso che dir si voglia salirà per tutti i dipendenti, in maniera lineare del 4,5%.

Questo quanto riporta il quotidiano “Il Sole24Ore” nella sua edizione digitale di ieri 27 dicembre. Aumenti netti tra i 40 ed i 60 euro a lavoratore con le differenze che derivano dai diversi livelli di inquadramento. Per la parte maggiore dei dipendenti, cioè nella fascia stipendiale più nutrita si tratta di 50 euro in più al mese.

Anche il Bonus 80 euro di Renzi, che sembrava a rischio per molti lavoratori proprio per via degli aumenti di stipendio, viene salvaguardato. Prima di tutto si è pensato di portare a 26.600 euro la soglia reddituale utile a poter percepire il bonus da 80 euro e poi si è deciso di garantire un aumento extra, un ennesimo bonus tra 20 e 25 euro ai lavoratori dentro la fascia utile al bonus Renziano.

Altre novità

I critici parlano di mancia elettorale, di cifre irrisorie rispetto a quanto perduto dai dipendenti, soprattutto alla luce degli arretrati spettanti. Infatti, essendo valevole dal 2016 e fino al 2018, il nuovo contratto prevede l’erogazione di arretrati ai lavoratori. Situazione che, salvo miracoli, il Governo sanerà con un versamento una tantum di 500 euro a lavoratore che arriverà con ogni probabilità ad aprile, il mese successivo a quello in cui dovrebbe iniziare ad essere erogato il nuovo stipendio con gli aumenti. L'aumento del 4,5% è distaccato dall’inflazione perché nel triennio di riferimento, l’aumento dei prezzo che regola il potere di acquisto di un salario, si assesta al 2,5%.

Evidente che il Governo ha previsto aumenti che sanino in parte quanto perduto dai lavoratori negli anni di blocco che la Consulta ha tacciato di incostituzionalità. Senza considerare che viene cambiato il modo in cui vengono erogati i premi di produttività che una volta erano a pioggia e che adesso prevedono il requisito della meritocrazia, con un buon 30% in più ai dipendenti virtuosi. Vengono istituite regole rigide per il precariato, con ogni ente che potrà ricorrere a contratti a tempo determinato per una percentuale non superiore al 20% dell’organico in pianta stabile. Inoltre i contratti precari avranno durata massima di 3 anni prorogabili solo eccezionalmente a 4. Molestie e assenze strategiche diventano casi puniti duramente per i lavoratori.

Chi incappa in queste pratiche illecite, potrebbe venire sospeso e senza stipendio per 6 mesi e per la reiterazione dei comportamenti scatta il licenziamento definitivo. Tutto questo scatterà già dalla seconda assenza non giustificata, anche se trattasi di assenze di massa. Nasce per ogni singolo lavoratore il suo fascicolo personale dove verranno annotati tutti i comportamenti avuti sia positivi che negativi in modo tale da portare a compimento l’altra novità, quella dei premi congelati quando in un ufficio c’è un dipendente colto in fallo. Anche per i fruitori della Legge 104 cambia tutto, con i permessi che andranno inseriti in un piano mensile e solo in casi eccezionali potranno essere richiesti nelle 24 ore che precedono il giorno di assenza.

Infine, si apre al lavoro flessibile anche nelle PA, con la possibilità di concordare con i colleghi le ferie ed i permessi che possono essere ceduti da un lavoratore all’altro che ha urgenze e necessità particolari. Su permessi, sanzioni e orari di lavoro si apre alla contrattazione, con i rappresentanti dei lavoratori che avranno voce in capitolo maggiore.