In Italia sono sempre di meno gli aspiranti avvocato. E dall’europa e dall’estero ne arrivano a centinaia a lavorare qui. Non parliamo solo di quelli che conseguono l’abilitazione in Spagna. Negli ultimi 10 anni inoltre le immatricolazioni alla facoltà di legge si sono ridotte da 28mila a 18 mila. Per la giurisprudenza si è verificata una vera e propria débâcle (-35%). Tale diminuzione è dovuta alla riflessione che fanno molti giovani: hanno capito infatti che la laurea in legge offre pochi sbocchi professionali.
Mentre si discute della riforma di giurisprudenza e di una possibile introduzione del numero chiuso, i nuovi studenti sembrano anticipare nei fatti l’evoluzione delle regole che puntano su laureati meno numerosi, ma con qualifiche più spendibili sul mercato del lavoro
Avvocati che si cancellano dagli albi professionali: ecco le motivazioni intrinseche
Sono tante le storie di avvocati che invece si cancellano dagli albi professionali sia a causa dell’abolizione dei minimi tariffari sia a causa della ormai normale competizione al ribasso tra gli stessi colleghi. Ne consegue che specialmente i giovani laureati in legge ci pensano due volte prima di iscriversi all’ordine e sostenere un esame di abilitazione alla professione di avvocato che è diventato sempre più selettivo e complesso, che sarà subordinato presto anche alla frequentazione di corsi di formazioni obbligatori e a pagamento.
Ricordiamo che gli avvocati iscritti alla Cassa forense sono 223mila, una categoria di dimensioni imparagonabili con quelle di altri Paesi. Questo è uno dei motivi perchè il loro reddito medio è sceso di molto rispetto agli anni d’oro. E’ l’effetto principale che ne consegue è proprio il trasferimento all’estero. La decisione di chiudere bottega rappresenta una realistica fotografia della crisi dell’avvocatura.
Legali che si trasferiscono all’estero: conviene di più perché si guadagna di più
Perché fuori dal Belpaese, di fatto, si “lavora la metà e guadagna il doppio”. Un avvocato che lavora da solo può arrivare anche a 100mila euro. Dopo il crollo del fatturato verificatosi negli ultimo 8-10 anni , l’aumento della pressione fiscale (IVA), della contribuzione obbligatoria a fronte di una pensione improbabile, le mete europee sono sempre sempre più il miraggio di molti professionisti che decidono di chiudere il proprio studio legale.
Il tasso dei laureati dopo la tesi in Giurisprudenza in Italia che si trasferisce all’estero è del 4,7%, nel Regno Unito. Il giovane avvocato guadagna 2135 euro nell’Europa settentrionale (Regno Unito e Irlanda) e 2472 nell’Europa occidentale continentale (Svizzera, Germania, Francia). Lo stipendio sale a 2843 euro nell’Europa dell’Est e a 3161 euro negli Stati Uniti, Canada e Australia, per schizzare a 5097euro nei Paesi extra Ue.
Dall’altra parte dell’arena ci sono invece avvocati che col titolo conseguito all’estero (in Spagna ed in Romania) vengono in Italia a svolgere la professione in codifesa con un legale italiano. Il titolo di “abogados”viene riconosciuto in Italia con la dicitura "avvocato stabilito". Dopo 3 anni di ulteriore esercizio professionale, essi ottengono il titolo di “avvocati integrati”, potendo esercitare la professione forense di pieno diritto.