I dati sono ufficiali e sui numeri dovrebbe esserci poco da discutere. Però, leggendo attentamente le cifre, balza agli occhi una stranissima coincidenza. Nel mese di dicembre del 2017 cala la disoccupazione e anche l'occupazione. Un osservatore poco attento potrebbe pensare ad un conteggio ingannevole. Magari, con un po' di malizia, si potrebbe pensare che in campagna elettorale anche il tasso di disoccupazione fosse diventato arbitrario, con il solito giochino politico di spostare le cose a piacimento in base all'esigenza propagandistica del momento.

Eppure i numeri sono reali. Nei tre mesi che vanno da ottobre a dicembre c'è una lievissima ripresa dell'occupazione che si attesta su + 0.1%. Dicembre però vede la somma complessiva degli occupati diminuire di 66 mila unità. Per fortuna possiamo salvarci con il vecchio proverbio che la matematica non è un'opinione.

Chi sono gli inattivi

Risulta estremamente difficile conciliare allo stesso tempo un aumento dei posti di lavoro, seppur minimo, con una diminuzione dell'occupazione. La responsabilità principale, secondo i calcoli, sarebbe dei cosiddetti inattivi. Questa categoria che è recentemente balzata alle cronache, si riferisce alle persone disaffezionate dalla ricerca del lavoro. Al giorno d'oggi sta diventando un mestiere anche fare il giro delle agenzie, delle aziende, dei centri per l'impiego.

Ma si tratta di un lavoro che troppo spesso non frutta niente di buono. Così i disoccupati si stancano e si arrendono, cercando altre maniere per arrangiarsi ed in alcuni casi sfuggendo dal conteggio del lavoro emerso.

I dati ufficiali nell'epoca del precariato

Questi dati non fanno differenze di genere perché la diminuzione dell'occupazione del mese di dicembre riguarderebbe sia maschi sia femmine.

La variabile legata all'età è significativa soltanto nella fascia 25-34 anni che riesce a tenere meglio delle altre. In base agli studi effettuati la creazione di posti di lavoro avverrebbe prevalentemente tra i precari, cioè coloro che non hanno un contratto fisso.

Ripresa: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

La parola più ricorrente nelle tribune elettorali politiche per il 2018 sarà quasi sicuramente ripresa.

Chi vede il bicchiere mezzo pieno parla di un mondo del lavoro che si sta risvegliando lentamente dal letargo dovuto alla crisi globale degli ultimi anni. La compagine di governo del Partito Democratico e di Renzi in prima posizione ha tutto l'interesse ad evidenziare i benefici delle riforme del mercato del lavoro come il Jobs Act. Per gli esclusi, il Governo ha pensato ad una novità, da poco in vigore, che si chiama reddito di inclusione. Gli oppositori invece, tra i quali sono molto agguerriti i grillini, parlano di una situazione ancora drammatica, di una ripresa che non c'è, di un lavoro sempre più precarizzato e propongono altre soluzioni come il reddito di cittadinanza.