Azzerare la legge Fornero sulle Pensioni di vecchiaia e sull'aumento dei requisiti contributivi della pensione anticipata è l'obiettivo di riforma delle pensioni della Lega di Matteo Salvini. Ma anche il programma del M5S di Di Maio si presenterà alle elezioni politiche 2018 con le coperture necessarie per garantire la quota 41 ai lavoratori precoci, la proroga di uscita con opzione donna e, in alternativa, la quota 100 intesa come somma dei contributi con l'età anagrafica. Pensioni anticipate e pensione di vecchiaia vedranno aumentare nuovamente i propri requisiti di uscita a partire dal 1° gennaio 2019 proprio in virtù del meccanismo della legge Fornero: non sarà semplice azzerare una riforma che assicura risparmio per le casse dello Stato sul lato delle pensioni.

Ultime pensioni anticipate 2018 e pensione di vecchiaia oggi, 29 gennaio: quota 41 precoci per tutti?

A favore del meccanismo attuale delle pensioni anticipate e della pensione di vecchiaia con gli adeguamenti periodici di età e di contributi di uscita si è schierato l'esperto di pensioni, Giuliano Cazzola che ha scritto un articolo per il quotidiano Il Foglio sulla quota 41 dei precoci da allargare a tutti i lavoratori e sulla quota 100 di uscita. L'idea di Salvini e di Di Maio del M5S di andare in pensione anticipata dopo 41 anni di contributi, secondo Cazzola, andrebbe in particolare a penalizzare le donne lavoratrici. Infatti, analizzando le statistiche dell'Inps, con la quota 41 dei lavoratori precoci si impedirebbe alla stragrande maggioranza delle donne di poter andare in pensione anticipata proprio per la sostanziale differenza media tra contributi richiesti e contributi effettivi.

Sono soprattutto gli uomini a riuscire ad arrivare alla pensione anticipata (o ex pensione di anzianità) rappresentando il 77,9% del totale delle uscite anticipate. La percentuale dei lavoratori che escono con la pensione di vecchiaia si abbassa notevolmente al 35,1% del totale. Ciò significa che le percentuali sulle pensioni sono rovesciate tra uomini e donne.

Infatti, queste ultime, vanno in pensione per la stragrande maggioranza con le pensioni di vecchiaia (3,1 milioni di lavoratrici contro 1,7 milioni di uomini).

Pensione vecchiaia e pensioni anticipate: donne penalizzate da quota 100 e quota 41

Basterebbe questo dato per spiegare, secondo Cazzola, che la quota 41 dei precoci applicata a tutti i lavoratori indistintamente e la quota 100 come somma età/contributi, penalizzerebbe le donne.

La maggiore incidenza delle pensioni di vecchiaia per le donne, infatti, si giustifica con un numero di anni di contributi ben inferiore rispetto alla quota 41 o alla quota necessaria per arrivare a 100 con l'età. Infatti, dai dati Inps, risulta che i contributi medi delle donne lavoratrici sono pari a 25,5 anni (contro i 38 di media degli uomini). Tale quota di anni di contributi (25 per le donne), assicura la pensione di vecchiaia (ne sono richiesti 20 anni), ma rappresenterebbe un valore troppo basso per arrivare alla quota 41 per tutti o alla quota 100 del M5S. Proprio i grillini, secondo Cazzola, ripropongono il meccanismo delle quote che fu già proposto da Cesare Damiano: tuttavia, a conti fatti, si tratterebbe di un traguardo irraggiungibile leggendo i dati di oggi sulle uscite per le pensioni anticipate e per la pensione di vecchiaia.